
Nuovo Orione nr. 250
Marzo 2013
In edicola dal 28 Febbraio
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Astroinseguitore Vixen Polarie64
Astroinseguitore Vixen Polarie
Walter Ferreri
-Quando il possessore di un telescopio completo di moto orario desidera realizzare delle foto di campi stellari o comunque a grande campo con pose più lunghe di una manciata di secondi e non strisciate, di norma monta la macchina fotografica sul suo telescopio utilizzando il movimento orario dello strumento. Nella fotografia a grande campo, soprattutto utilizzando grandangolari, l’unica accortezza che deve attuare è quella di porre la macchina a una certa distanza dal tubo se non vuole fare rientrare anche quest’ultimo nell’inquadratura. Però non tutti hanno un telescopio con moto orario e, soprattutto, anche per quelli che lo possiedono, vi possono essere molti casi in cui si rende necessario spostarsi dalla propria abitazione, recandosi in luoghi in cui non si arrivi con la propria autovettura o all’estero, dove ci si reca in aereo. In questi ultimi casi, portare con sé il proprio telescopio può essere un problema; d’altro canto, sarebbe davvero un grosso peccato rinunciare a riprendere fenomeni o campi stellari invisibili dall’Italia. Per questi ultimi casi la soluzione è un astro inseguitore compatto e leggero.
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Tutte le sonde nel Sistema Solare52
Tutte le sonde nel Sistema Solare
Antonio Lo Campo
Facciamo il punto sulle missioni di esplorazione planetaria attualmente in attività e su quelle in preparazioneAlcune sono in viaggio tra un pianeta e l’altro, altre sono “ibernate”, cioè spente e in attesa della riattivazione, altre si trovano in orbita attorno ai pianeti e altre ancora marciano sulla loro superficie. Sono le sonde spaziali che attualmente si trovano in giro per il Sistema Solare, realizzate da diverse agenzie spaziali; alcune di esse hanno già terminato la loro missione ma ancora vagano o si trovano in qualche angolo del nostro sistema planetario. Qualcuna ha persino superato i confini del Sistema Solare, come le Voyager 1 e 2, che sono anche le più lontane. Tutte, nessuna esclusa, stanno compiendo missioni di grande interesse, o lo faranno quando avranno raggiunto il loro obiettivo, come l’ambiziosa missione europea Rosetta, in viaggio verso una cometa, dove arriverà nel 2014 e farà atterrare un lander per prelevare campioni del nucleo cometario. Facciamo il punto della situazione, con qualche aggiornamento ripreso dal sempre aggiornato blog What’s up in the Solar System della Planetary Society, per vedere dove si trovano, al momento in cui scriviamo (cioè inizi gennaio), le sonde attualmente operative (o quasi) dedicate al Sistema Solare.
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Una piccola curiosità lunare54
Una piccola curiosità lunare
Thomas Dobbins
Mentre osservava la Luna, l’autore ha riscoperto casualmente la cosiddetta Diga di LarrieuIn un’afosa serata del 26 giugno 2001, provavo un riflettore da 20 cm sulla Luna di 6 giorni di età. Il seeing era buono, con onde di turbolenza lente e di bassa ampiezza, che consentivano visioni nitide a 240x. Il Sole nascente illuminava la parte frontale delle spettacolari montagne che designano la Rupes Altai, un segmento curvo lungo 480 km dell’orlo del grande bacino da impatto Nectaris, che torreggia fino a 1 km sopra il terreno circostante. La mia attenzione fu presto attirata da una finissima linea di luce posizionata a metà della lunghezza degli Altai; essa delimitava l’ombra che si stava ritirando ai piedi dei monti. Dritto come una freccia e allineato approssimativamente in modo perpendicolare alla scarpata degli Altai, questo delicato dettaglio apparve ondulare leggermente, come se fosse collegato a un filo ad una estremità e immerso in una corrente d’acqua in leggera ondulazione. Il suo “moto” mi ricordava quello di un verme infilzato in un amo da pesca. Tutti gli altri dettagli minuti nel campo di vista apparivano essenzialmente stazionari, sebbene a tratti leggermente confusi. Mi stupii per come l’effetto della turbolenza atmosferica su un dettaglio luminoso lineare contro uno sfondo nero potesse differire così notevolmente dal suo effetto su un oggetto esteso nel campo e sui picchi distaccati illuminati dal Sole appena oltre il terminatore lunare.
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Quando e come si scoprì che la Terra è rotonda?58
Quando e come si scoprì che la Terra è rotonda?
Walter Ferreri
Gli Antichi ritenevano che il nostro pianeta fosse piatto, ma già alcuni secoli prima di Cristo si resero conto della sua sfericitàIn questo numero iniziamo la pubblicazione di una serie di brevi articoli in cui ci occuperemo di un ampio ventaglio di “curiosità” che riguardano l’astronomia. Partiremo dalle domande che pongono spesso i più giovani o i principianti, ma di cui talvolta anche gli esperti hanno “dimenticato” le risposte. Lo scopo è quello di presentare concetti che sono normalmente disponibili sui più diffusi testi astronomici, ma non lo faremo nella scontata forma didattico-accademica, bensì in una forma aneddotica, più intrigante e curiosa. E guardando un po’ “dietro le quinte”, ovvero riportando informazioni che sono difficili da trovare non solo nei comuni testi di astronomia, ma anche nella Rete. E allora inoltriamoci in questo nuovo viaggio astronomico, ma iniziando “con i piedi per terra” e cioè… dal nostro pianeta! Agli albori della civiltà, l’idea era che la Terra fosse piatta. Le popolazioni di allora non erano stupide o ingenue: lo pensavano sulla base di una sana evidenza. L’uomo si basava sui suoi sensi e questi gli indicavano che la Terra appariva piatta. In genere, si vedono avvallamenti e alture, ma vi sono anche zone pianeggianti molto estese e una di queste si trova fra i fiumi Tigri e Eufrate, dove si sviluppò una delle prime civiltà che conosceva la scrittura: quella dei Sumeri. Forse fu questo aspetto a convincere i Sumeri che la Terra doveva essere piatta. Del resto, i bacini d’acqua, grandi o piccoli, lo erano.
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Fotografare tutti i Messier in una sola notte60
Fotografare tutti i Messier in una sola notte
Lorenzo Comolli
Mentre le Maratone Messier sono comuni tra i visualisti, la versione fotografica è abbastanza rara. Ecco il racconto di un tentativo (quasi) riuscitoLa maratona è una famosa gara che commemora il soldato greco Filippide, che corse per più di 40 km dalla piccola città di Maratona fino ad Atene, per annunciare la sconfitta dei Persiani. La Maratona Messier è un progetto osservativo molto difficile, che ha lo scopo di osservare tutti i 110 oggetti del Catalogo Messier in una singola notte. Quando svolgere la maratona? La “gara” è possibile solo in una piccola parte dell’anno, quando tutti gli oggetti possono essere osservati in una singola notte, e questo avviene verso la fine di marzo. È stata inventata indipendentemente negli Anni 70 da diversi astrofili ed è stata “vinta” per la prima volta da Gerry Rattley nel 1985, quando dall’Arizona è stato in grado di osservare tutti i 110 oggetti. Che il periodo migliore sia in marzo può essere dedotto da una mappa della distribuzione degli oggetti Messier in cielo. In questa mappa, si può notare che in marzo il percorso apparente del Sole in cielo (indicato dalla linea rossa dell’eclittica) è praticamente privo di oggetti Messier: questo significa che sono tutti visibili di notte! La data migliore dipende anche dalla latitudine dell’osservatore. Le migliori possibilità si hanno dalla latitudine di 20° N, ma un punteggio pieno può essere ottenuto teoricamente a tutte le latitudini comprese tra 3° e 42° N (quest’ultima corrisponde alla latitudine di Roma). Chi vive al di fuori di questo intervallo non si scoraggi: ci si può accontentare di 109, 108 o anche meno oggetti. Un po’ come nella maratona atletica, anche in quella Messier l’importante non è vincere, ma partecipare.
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Primi passi verso il cielo40
Primi passi verso il cielo
Piero Stroppa
Come imparare l’ABC necessario per l’osservazione dei fenomeni celesti? Ecco i preziosi aiuti forniti dalla Biblioteca di OrioneSe chi legge è un astrofilo esperto, lettore da tempo di Nuovo Orione, può tranquillamente saltare queste pagine e passare all’articolo successivo. Se, invece, chi sta leggendo è un appassionato alle prime armi che ci legge da poco, che trova difficoltà nell’orientarsi in cielo nella scelta di che cosa e come osservare e nell’utilizzo degli strumenti astronomici, allora può trovare nel seguito un prezioso aiuto per i suoi problemi. Da dove iniziare? Imparare ad osservare il cielo non è difficile: basta armarsi di pazienza con l’aiuto di una valida guida e… iniziare a guardare le stelle! L’aiuto di altre persone è insostituibile; perciò consigliamo sempre ai principianti di mettersi in contatto con altri appassionati più esperti, presso le associazioni di astrofili diffuse in tutto il nostro Paese. Così come consigliamo di rivolgersi a centri specializzati, come quelli che elenchiamo nella pag. 3 di ogni numero, per la scelta degli strumenti e degli accessori utili per l’osservazione e la ripresa del cielo. Sulla rivista ci preoccupiamo di spiegare i concetti, i fenomeni e il linguaggio astronomico in ogni numero, dove alterniamo articoli per principianti a servizi dedicati ai più esperti. Però si sente talvolta l’esigenza di un vero e proprio “ABC”.
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Nicolas Louis de Lacaille: la Terra non è una sfera!43
Nicolas Louis de Lacaille: la Terra non è una sfera!
Giuseppe Palumbo
Tre secoli fa nasceva l’astronomo le cui misure permisero di ridefinire la forma del nostro pianeta; a lui si devono anche i nomi di ben 14 costellazioniProprio in un servizio di questo numero affrontiamo il tema storico della rotondità della Terra (vedi a pag. 58). Ma questo mese celebriamo anche il 300° anniversario della nascita di Nicolas Louis de Lacaille, lo scienziato a cui dobbiamo il passo successivo, cioè la scoperta che la Terra non è una sfera perfetta ma è leggermente schiacciata ai poli. Lacaille nacque a Rumigny, nei pressi di Reims, il 15 marzo 1713. Rimasto orfano di padre, studiò teologia al Collège de Lisieux di Parigi. Ordinato abate, si dedicò alle scienze, in particolare alla matematica e all’astronomia, e uno dei suoi primi incarichi fu quello di effettuare una nuova misura dell’arco di meridiano francese, compito che portò a termine con successo. Grazie a queste misure, dimostrò che gli archi di meridiano erano più lunghi all’equatore che ai poli; le sue ricerche portarono a definire la forma a ellissoide del nostro pianeta e ciò gli valse, nel 1741, il titolo di membro dell’Académie Royale des Sciences.
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Il ghiaccio di Mercurio44
Il ghiaccio di Mercurio
Cesare Guaita
La prima missione orbitante attorno al torrido pianeta è riuscita a raccogliere le prove dell’esistenza di ghiaccio nelle regioni polariTutto è cominciato circa 40 anni fa (era il 1974), in occasione dello storico primo incontro ravvicinato con Mercurio della sonda Mariner 10. Lo spettrometro UV di bordo rivelò, sorprendentemente, che dal pianeta fuggivano continuamente atomi di idrogeno e di ossigeno. La fonte naturale di questi due gas è la presenza di acqua liquida o ghiacciata, ma, ai tempi, l’unica ipotesi ritenuta plausibile fu quella della caduta episodica di corpi cometari. Nel gennaio 2008, in occasione del primo di tre passaggi ravvicinati con Mercurio necessari alla sonda Messenger per l’inserimento in orbita del marzo 2011, lo strumento FIPS (Fast Imaging Plasma Spectrometer) scoprì che tra le varie specie ioniche intrappolate nella debole magnetosfera del pianeta c’erano anche molecole provenienti dalla ionizzazione/dissociazione dell’acqua. Evidentemente, doveva esistere su Mercurio una riserva d’acqua che ne giustificasse la presenza in atmosfera. Una cosa apparentemente assurda su un pianeta che, data la sua vicinanza al Sole e la sua lentissima rotazione (176 giorni terrestri e sincronia 3:2 con il periodo di rivoluzione), mostra in superficie una temperatura media diurna di circa 425 °C.
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Le grandi stelle doppie di primavera50
Le grandi stelle doppie di primavera
James Mullaney
Questa stagione è degna di nota per le sue numerose e belle coppie di stelleA differenza di altre meraviglie del cielo profondo, le stelle doppie si trovano facilmente ed è possibile osservarle anche nelle notti peggiori. Letteralmente, migliaia di queste gemme sono alla portata dei telescopi più piccoli. Ecco alcuni dei miei soggetti favoriti visibili nel cielo primaverile. Iota Cancri (_ Cnc) offre un magnifico contrasto dovuto alla combinazione di un sole debolmente arancione con uno chiaramente blu. La coppia si separa nettamente anche con uno strumento da 50 mm a 25x. A molti osservatori la coppia ricorda la famosa Albireo; perciò, diversi anni fa la soprannominai “l’Albireo della primavera”. Sissy Haas, un’entusiasta osservatrice di stelle doppie, la considera “il più impressionante contrasto di colori nel cielo” e sta parlando di questi bellissimi soli, rispettivamente giallo e blu brillante. Struve 1266 (_1266). Questa debole coppia con le stelle molto separate si trova nello stesso campo oculare di Iota Cancri. Ma è spesso trascurata, perché è molto più debole della sua vicina. Riuscite a trovarla senza consultare la nostra mappa?
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Arriva la cometa C/2011 L4 PanSTARRS!36
Arriva la cometa C/2011 L4 PanSTARRS!
Walter Ferreri
Per questo mese è previsto l’apice dello show della cosiddetta “Cometa di Pasqua”Le statistiche ci dicono che una grande cometa appare in media ogni decina d’anni. Non a caso abbiamo messo in evidenza “in media”, perché il comportamento di questi astri capricciosi fa sì che talora tra una cometa notevole e la successiva il lasso di tempo sia ben diverso, sia in un senso che nell’altro. Quest’anno pare che la statistica sia a favore degli amanti del cielo, con due comete brillanti nello stesso anno, una a marzo e l’altra a dicembre! La scoperta La prima di queste due comete è la C/2011 L4 PanSTARRS, che è stata scoperta il 6 giugno 2011 presso l’Osservatorio hawaiano di Haleakala, situato sulla parte sudorientale dell’isola di Maui (la prima a nord della maggiore o Big Island, quella dove si trova l’Osservatorio Mauna Kea) con il telescopio del progetto PanSTARRS (Panoramic Survey Telescope and Rapid Response System), da cui deriva il nome assegnato alla cometa.