
Nuovo Orione nr. 249
Febbraio 2013
In edicola dal 31 Gennaio
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Disassare la camera di guida con Orion XY finder66
Disassare la camera di guida con Orion XY finder
Lorenzo Comolli
-A volte ci si imbatte in accessori talmente utili che ci si chiede come mai nessuno ci abbia pensato prima. È certamente il caso dell’XY finder, un prodotto in grado di fare una sola cosa, e di farla bene: disassare la camera di guida al fuoco del telescopio di guida per centrare una stella adatta all’inseguimento. Nel nome è insito anche che il movimento avviene secondo le due coordinate, X e Y, ovvero due direzioni perpendicolari tra loro.
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L’Universo violento delle galassie interagenti52
L’Universo violento delle galassie interagenti
Stefano Pesci
Un viaggio fotovisuale nello zoo galattico alla portata degli strumenti amatorialiL’osservazione delle galassie costituisce una delle principali attività dell’astrofilo durante le sue serate sotto il cielo stellato. Sia che si tratti dell’osservazione visuale, della ripresa digitale o della ricerca amatoriale (per esempio, di fenomeni transienti come novae e supernovae), guardare le galassie è semplicemente bello. Oggi gli astrofili sono più fortunati rispetto ai tempi passati. La strumentazione digitale, unita a un buon telescopio di medie dimensioni, permette di “spingersi in profondità” osservando oggetti più distanti, oppure osservando con maggiore dettaglio oggetti più vicini o più comuni. Anche visualmente, grazie alla diffusione di telescopi dobsoniani di grandi dimensioni, sono aumentate le sfide osservative di oggetti e dettagli deboli per gli astrofili. In questo ambito, l’osservazione delle galassie interagenti e l’analisi delle loro strutture peculiari è un’attività che coniuga al meglio le doti di un astrofilo “visualista esperto” (dotato di un Dobson da almeno 50 cm di diametro) o di un astrofilo “digitale” (con strumentazione CCD e telescopio dotati di focali intorno ai 2-3 metri). Le riprese amatoriali che accompagnano queste pagine sono state effettuate con uno Schmidt- Cassegrain da 35 cm e una camera CCD ST8.
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Dieci anni fa la tragedia del Columbia58
Dieci anni fa la tragedia del Columbia
Giuseppe Palumbo
Il Progetto Shuttle è stato il più longevo programma spaziale americano, ma anche quello che ha richiesto il più alto tributo di vittimeIl 1° febbraio 2003 lo Space Shuttle Columbia esplose in cielo a circa 60 km d’altezza, durante la fase di rientro sulla Terra della missione STS-107. Persero la vita i sette astronauti a bordo: il comandante Rick D. Husband (45 anni); il pilota William C. McCool (41 anni); il responsabile scientifico Michael P. Anderson (43 anni); il medico David M. Brown (46 anni); l’ingegnere aeronautico di origine indiana Kalpana Chawla (41 anni), il medico Laurel B. Clark (41 anni); il primo astronauta israeliano Ilan Ramon (48 anni). Dieci anni dopo la tragica vicenda, il Progetto Shuttle è terminato, e le navette spaziali sono ormai dei veicoli da museo. Ma come si era arrivati a questo progetto?
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Vietato non toccare al Museo del Balì60
Vietato non toccare al Museo del Balì
Alessandra Caselli
Visitiamo un grande science center, che si propone di svelare i segreti del cosmo al pubblico di tutte le etàIl Museo del Balì è un museo della scienza interattivo, nato nel 2004 con l’esigenza di favorire la diffusione della cultura scientifica nel centro Italia. Realizzato all’interno della settecentesca Villa del Balì, il Museo sorge nella provincia di Pesaro-Urbino, in un territorio già ricco di cultura e di storia. Le attività del Museo Con 35 postazioni interattive da provare in prima persona, un Planetario e un Osservatorio astronomico, il Museo si allinea ai moderni science center internazionali e rispecchia la ormai collaudata filosofia handson nella comunicazione della scienza. Osservare, toccare, ragionare: ecco come ci si muove lungo un percorso conoscitivo che dai principi della percezione porta a indagare la natura delle cose, fino ad approdare ai concetti chiave della scienza. Il Museo, primo e unico esempio del suo genere della regione Marche, è distribuito su uno spazio espositivo di 2000 metri quadrati, che ne fa il secondo science center in Italia per dimensioni e qualità delle attrezzature. Le attività del Museo del Balì si distinguono per una loro specificità: far parlare in modo chiaro e divertente quelle branche della scienza che sono più trascurate perché erroneamente considerate più difficili, come la fisica, la matematica e l’astronomia. Per consentire a tutti di scoprirsi scienziati a qualsiasi età.
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Telescopio Bresser Galaxia 114/900 EQ-Sky62
Telescopio Bresser Galaxia 114/900 EQ-Sky
Walter Ferreri
-Il primo telescopio “di massa” o telescopio “utilitaria” è stato senza dubbio il celebre “114”; un riflettore newtoniano con lo specchio da 4,5 pollici di diametro e 900 mm di focale, di costruzione giapponese e di buona qualità. Dal diametro dello specchio primario è scaturito il nomignolo di “114” che spopolò nel mondo e in Italia soprattutto dagli Anni 70. In seguito, questo diametro è stato sostituito da quello di 130 mm, facendo un po’ andare nel dimenticatoio quello da 114 mm. In realtà, questa dimensione è sempre stata presente, ma equipaggiando poi soprattutto dei Newton corti, con focale sui 500 mm e molto economici. Ora la Bresser, ditta che si è imposta all’attenzione degli appassionati per i prezzi molto competitivi, ripropone una nuova versione di questo celebre strumento, dalle caratteristiche ottiche analoghe, ma dalla montatura, perlomeno apparentemente, più robusta. Il tutto è contenuto in un imballo pesante complessivamente 17 kg e dalle dimensioni di 25x46x108 cm. Al primo imballo ne segue un secondo in cartone lucido con immagini a colori assai avvincenti. Peccato che su queste belle immagini la Bresser metta in evidenza la possibilità dello strumento di arrivare a… 675x!
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Stelle multiple invernali35
Stelle multiple invernali
Giuseppe Micello
Ecco i più interessanti sistemi stellari che possiamo osservare nel cielo boreale in questa stagioneNel cielo ci sono molte stelle doppie che, con il loro spettacolare contrasto cromatico, ci incantano tutte le volte che avviciniamo l’occhio all’oculare del nostro telescopio. Per esempio, la stupenda Beta Cygni (Albireo), nel Cigno, o l’altrettanto famosa Alfa Canum Venaticorum (Cor Caroli) nella costellazione dei Cani da Caccia, oppure Epsilon Bootis (Izar), che fu soprannominata pulcherrima, cioè “bellissima” da W. Struve, per via dello stupendo contrasto giallo-arancio e azzurro delle due componenti. Alcune di quelle visibili d’inverno sono state presentate in queste pagine nel n. 236 (gennaio 2012) con un articolo S&T di J. Mullaney: “Le stupende stelle doppie invernali”. Spesso però ci si dimentica che nel cielo è presente un’altra categoria di stelle che, contrariamente alle stelle doppie “classiche”, viene osservata poco: le stelle multiple, ovvero i sistemi formati da tre o più stelle. Sicuramente, molti di questi sistemi non hanno quel fascino cromatico proprio di certe stelle doppie, ma alcuni riescono ad incantare sia per la loro conformazione, che per la loro storia.
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In Norvegia rincorrendo l’aurora38
In Norvegia rincorrendo l’aurora
Lorenzo Comolli, Alessandro Gambaro, Alessandro Boletti
Un viaggio nell’inverno polare a caccia delle luci del nord, fenomeno imperdibile per qualsiasi astrofiloIn un articolo precedente (“La magia delle aurore polari”, Nuovo Orione n. 248, gennaio 2013) abbiamo presentato questi fenomeni spettacolari e fornito i consigli utili per osservarli e fotografarli. In questo articolo desideriamo fare partecipi i lettori di un viaggio che abbiamo intrapreso in Norvegia tra il 24 febbraio e il 5 marzo 2012, proprio “a caccia di aurore”. L’organizzazione del viaggio Le località scelte sono state Tromso e le Isole Lofoten perché uniscono diversi vantaggi, come l’elevata latitudine (68°-70°N), la presenza di paesaggi mozzafiato (fiordi con montagne rocciose innevate che si tuffano nel mare), temperature relativamente miti (la minima avuta nella notte più fredda è stata -5 °C), la presenza di un aeroporto ben servito (Tromso), e l’abbondanza di servizi (alberghi, negozi, strade). Le date sono state scelte per avvicinarsi all’equinozio, che è il momento di massima attività delle aurore.
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Galaxy Zoo: i successi della ricerca distribuita43
Galaxy Zoo: i successi della ricerca distribuita
Kevin Schawinski
Grazie al lavoro di innumerevoli “scienziati cittadini”, gli astronomi sono riusciti a comprendere meglio il percorso evolutivo delle galassieChiedere a un unico esperto un parere riguardo a una ricerca scientifica può essere pericoloso. Gli esperti possono conoscere più di chiunque altro la loro area di ricerca, ma sono sempre esseri umani. Come si fa a sapere se sono corretti, quando si ascolta la loro opinione? Ecco perché i ricercatori di astronomia stanno utilizzando la saggezza collettiva della folla di Internet come contributo per rispondere ad alcune delle domande più profonde dell’astrofisica moderna. Non si penserebbe mai di scegliere a caso la gente dalla strada per effettuare un’operazione chirurgica a cuore aperto, ma in determinati casi il consenso di un gruppo è più sicuro dell’opinione di un singolo esperto. Per esempio, riempite un vaso con caramelle e chiedete a un ingegnere di valutare quante ve ne siano all’interno del contenitore. L’ingegnere potrebbe fare alcuni brevi calcoli e aggiungere una dose di esperienza per una risposta che probabilmente non sarà corretta. Ma se chiedete a tutte le persone presenti in una grande folla di indovinare il numero e ne fate la media, probabilmente otterrete un valore molto più vicino a quello vero. L’astronomia ha molte domande la cui risposta mediata di un grande gruppo di persone è effettivamente molto utile.
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La massima elongazione est di Mercurio50
La massima elongazione est di Mercurio
Walter Ferreri
Questo mese il piccolo pianeta interno viene a trovarsi in una elongazione favorevole all’osservazione nelle ore seraliSabato 16 febbraio Mercurio viene a trovarsi alla massima elongazione est (ricordiamo che, in assenza di ulteriori precisazioni, con “elongazione” si intende la distanza angolare dal Sole). Questa elongazione vale solo 18,1° e non meriterebbe l’attenzione di “fenomeno del mese” se non si verificasse a parecchi gradi a nord del Sole. Infatti in questa data la declinazione del Sole è –12° e quella di Mercurio -4°: ben 8° di differenza! In questo frangente, Mercurio non è soltanto più a nord del Sole per la posizione dell’eclittica, ma anche perché si trova esso stesso a nord di essa. Questo gli consente di tramontare un’ora abbondante dopo il Sole; l’istante esatto varia da località a località, poiché dipende dalla latitudine.
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Le avventure di Curiosity28
Le avventure di Curiosity
J. Kelly Betty
Il rover più potente e costoso che sia mai stato lanciato ha iniziato la sua esplorazione di Marte per capire se il pianeta sia adatto alla vitaGli appassionati di esplorazioni spaziali erano abituati alla regola dei “90 sol”. Si tratta del numero minimo di giorni marziani (detti “sol” = 24,7 h) che i dirigenti della NASA si aspettavano per il funzionamento sulla superficie inospitale del pianeta dei loro rover e lander, a partire dall’atterraggio delle due sonde Viking nel 1976. Di fatto, alla metà di novembre 2012, quando il Sole si levava per la 90a volta sul rover Curiosity, mancavano ancora un paio di mesi perché la navicella raggiungesse il suo principale obiettivo: un’enorme montagna di strati sedimentari accatastati all’interno del cratere Gale. D’altra parte, Curiosity è differente da tutti i piccoli esploratori superficiali che l’hanno preceduto. Con le sue dimensioni, paragonabili a quelle di una Mini Cooper, la sua fonte energetica di tipo nucleare, basata sull’utilizzo di 5 kg di biossido di plutonio, e il suo costo di 2,5 miliardi di dollari, il MSL (MarsScience Laboratory) - secondo la denominazione ufficiale - è stato proprio costruito per il lungo tragitto (verso la montagna).
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L’enigma delle rocce marziane32
L’enigma delle rocce marziane
Cesare Guaita
I primi risultati analitici conseguiti dagli strumenti di Curiosity sul sito di Rocknest lasciano aperto un enigma scientifico intricato e ricco di colpi di scenaMentre Curiosity prosegue il suo silenzioso lavoro di esplorazione su Marte (vedi l’articolo S&T di J. Kelly Betty a pag. 28), a terra si accendono i dibattiti sulla interpretazione delle prime indagini che sta svolgendo il rover sulle rocce marziane. A fine novembre 2012 si era diffusa la voce che avesse scoperto molecole organiche di significato biologico, ma la NASA aveva smentito, rimandando la discussione alla conferenza ufficiale che si è tenuta a San Francisco il 3 dicembre, in occasione del Congresso annuale dell’AGU (Americal Geophysical Union). Un appuntamento molto atteso dalla comunità scientifica internazionale: si voleva capire come potessero essere nate quelle indiscrezioni e, soprattutto, quale fosse la situazione analitica del lavoro che gli strumenti APXS (fluorimetro per raggi X) e SAM (Sample Analysis at Mars) avevano effettuato dal 2 ottobre (sol 56) al 16 novembre (sol 100) sul sito di Rocknest, un terreno sabbioso e roccioso situato a circa 500 m dal luogo dove Curiosity era atterrata lo scorso 6 agosto.