
Nuovo Orione nr. 220
Settembre 2010
In edicola dal 26 Agosto
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Tecnosky Ritchey-Chrétien 200/160066
Tecnosky Ritchey-Chrétien 200/1600
Walter Ferreri
-Sicuramente, una delle ditte più attive e intraprendenti di questi ultimi anni è la Tecnosky di Felizzano (AL), che recentemente ci ha fatto pervenire un altro degli strumenti che commercializza. Lo strumento in questione è l’ottica intubata di un riflettore in configurazione Ritchey-Chrétien da 20 cm di diametro e 160 cm di focale. Lo strumento Una volta aperto l’imballo con cui viene spedito lo strumento, si presenta una seconda scatola in cartone e quindi un’abbondante protezione in materiale espanso che protegge l’ottica intubata anche da urti violenti. Una busta in plastica avvolge il tubo. Quest’ultimo, di colore nero, ha un diametro di 23 cm e una lunghezza di 48 cm. Ricorda molto gli Schmidt-Cassegrain da 20 cm, rispetto ai quali è un po’ più lungo. Essendo dotato di una slitta per attacco universale a coda di rondine, non abbiamo avuto difficoltà a montarlo subito su una montatura EQ5, che ha dimostrato di sorreggerlo abbastanza bene.
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L’Universo nel PC La CITIZEN SCIENCE60
L’Universo nel PC La CITIZEN SCIENCE
Andrea Simoncelli
MILIONI DI PERSONE CONTRIBUISCONO A SVARIATI PROGETTI DI RICERCA, GRAZIE AL LORO COMPUTER. VEDIAMO LE PRINCIPALI ATTIVITÀ LEGATE ALLE SCIENZE DEL CIELO.Negli ultimi anni si è registrato un incremento della partecipazione del pubblico non specializzato a veri programmi di ricerca. È l’avvento della citizen science, letteralmente “scienza popolare”, che è diventata un’importate realtà, grazie alla diffusione di internet e alla disponibilità di software facili da usare. Molti dei progetti di citizen science rientrano nel “calcolo distribuito”, che utilizza soltanto le potenzialità di calcolo dei computer di volontari collegati a internet. I programmi, sviluppati appositamente (spesso sotto forma di semplici “salvaschermo”), si procurano da un sito le “unità di lavoro” sotto forma di file e restituiscono i risultati dopo poche ore di elaborazione, prelevando altre unità. I progetti di calcolo distribuito sono numerosi e diffusi in differenti ambiti disciplinari: per una panoramica completa, si può visitare il sito www.calcolodistribuito.it
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FIORI misteriosi nel cielo notturno55
FIORI misteriosi nel cielo notturno
Ted Forte
IL CIELO ESTIVO È UN GIARDINO IN CUI FIORISCONO DECINE DI NEBULOSE PLANETARIE, CHE SI MANIFESTANO IN FORME MOLTEPLICI E VARIOPINTEGli amanti delle nebulose planetarie hanno buone ragioni per sopportare i lunghi crepuscoli estivi e attendere pazientemente l’oscurità. Ogni notte estiva offre la possibilità di osservare decine di planetarie brillanti: come fiori che si spiegano in un giardino cosmico, queste nebulose sbocciano in forme misteriose e sottili colori. Purtroppo, il termine “nebulosa planetaria” è fuorviante. Per primo lo usò Sir William Herschel, per descrivere l’oggetto che egli catalogò come H IV-1 (successivamente rinominato NGC 7009, la “Nebulosa Saturno”). Probabilmente, Herschel fu influenzato dal piccolissimo disco, dal fatto che sopportava forti ingrandimenti e forse dalla sua somiglianza nel colore con quella di un pianeta. In realtà, le nebulose planetarie non hanno nulla in comune con i pianeti; oggi sappiamo che questi oggetti rappresentano uno stadio avanzato di stelle paragonabili al Sole o un po’ più massicce. Siamo fortunati ad avere così tanti di questi oggetti affascinanti nel nostro cielo, nonostante che - proprio come i fiori - abbiano una vita relativamente breve: nei casi più favorevoli, durano solo poche decine di migliaia di anni. Le planetarie sono così numerose perché ci sono molte stelle di tipo solare in cielo, abbastanza per formare circa una nebulosa planetaria ogni anno nella nostra Galassia, la Via Lattea.
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La digitalizzazione del cielo di HARVARD50
La digitalizzazione del cielo di HARVARD
Stephen Lieber
VEDIAMO COME SI SVOLGE L’IMPRESA DI TRASPORTARE 100 ANNI DI LASTRE FOTOGRAFICHE NEL XXI SECOLO, A BENEFICIO DI STUDIOSI E AMATORI DEL CIELOIn uno scantinato degli archivi dell’Osservatorio dell’Istituto universitario di Harvard (Harvard College Observatory, HCO), un gruppo di astrofili, insieme a membri dello staff dell’osservatorio, sta digitalizzando la più ampia raccolta al mondo di lastre astronomiche. Queste fotografie, il cui numero ammonta a circa 525mila, fanno parte di un’indagine a lungo termine di magnitudini e posizioni stellari su tutto il cielo che è stata condotta per più di un secolo, dal 1885 al 1989. Per la maggior parte di quel periodo, le lastre fotografiche con supporto in vetro erano lo strumento primario per la ricerca in molti campi dell’astronomia. Ma quando sono stati inventati i rivelatori digitali, gli astronomi hanno perso presto interesse per questa ingombrante tecnologia. Oggi, gli osservatori di tutto il mondo stanno tentando di digitalizzare queste vecchie immagini, per metterle a disposizione di un’analisi computerizzata moderna. Harvard sta conducendo questo sforzo con il suo progetto di accesso digitale Digital Access Sky Century @ Harvard (DASCH), diretto da Jonathan Grindlay.
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GIOVE E URANO in opposizione48
GIOVE E URANO in opposizione
Walter Ferreri
IL 21 SETTEMBRE I DUE PIANETI GIGANTI SI TROVERANNO IN OPPOSIZIONE A POCHE ORE UNO DALL’ALTRO: È IL FENOMENO DEL MESEL’opposizione di Giove o quella di Urano non sono fenomeni di richiamo tale da dedicarvi necessariamente un servizio. A differenza di quelle marziane, infatti, queste opposizioni avvengono praticamente ogni anno: il periodo sinodico di Giove è di 399 giorni e quello di Urano addirittura di solo 370 giorni; appena oltre l’anno. Perché, allora, questa elezione a “fenomeno del mese”? Perché le due opposizioni si verificano nello stesso giorno, il 21 settembre, a distanza di poche ore! Esattamente, l’opposizione di Giove si verifica alle ore 13 di TMEC; quella di Urano alle ore 18. Questo dato ci fa capire che i due pianeti sono prospetticamente molto vicini. I dati più precisi di questo doppio evento sono riportati in Tabella 1. Come si può notare da questi dati, la distanza tra i due pianeti è di circa 1° (esattamente, alla massima vicinanza, è 53’), un valore che consente di averli nello stesso campo di vista non solo di potenti binocoli, ma anche di telescopi con poteri fino a 30-40 ingrandimenti.
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Il mito dei CANALI DI MARTE42
Il mito dei CANALI DI MARTE
Gianfranco Benegiamo
TRA SCOPERTE ED EQUIVOCI, LA NASCITA DI UN MITO MODERNO, CHE HA DATO ORIGINE PERFINO A UN NUOVO GENERE LETTERARIOIn un articolo precedente (Nuovo Orione n. 218, luglio 2010), sono state presentate la vita e le opere di Giovanni Virginio Schiaparelli, nel centenario della scomparsa. In queste pagine ci soffermiamo sui risultati ottenuti dal famoso astronomo piemontese esaminando Marte al telescopio e sulle loro conseguenze. L’interpretazione data dal responsabile della specola milanese ai presunti canali osservati sulla superficie di Marte avviò un confronto, anche al di fuori dell’ambito accademico, tanto coinvolgente da spingere talvolta la fantasia oltre i limiti della prudenza. Attorno al tema che da secoli conservava immutato un grande fascino, vale a dire l’eventuale esistenza di esseri intelligenti nell’Universo, si sviluppò un dibattito, amplificato dai mezzi di comunicazione, capace di polarizzare a lungo l’attenzione dell’opinione pubblica. Già alla scomparsa di Schiaparelli, esistevano prove sufficienti a dimostrare che i canali marziani erano soltanto un’illusione ottica, ma per qualche decennio rimase ancora verosimile l’idea di esseri intelligenti sul Pianeta Rosso, e da ciò fiorì un genere letterario molto popolare.