
Nuovo Orione nr. 219
Agosto 2010
In edicola dal 29 Luglio
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Sky-Watcher Black Diamond ED80 e riduttore di focale64
Sky-Watcher Black Diamond ED80 e riduttore di focale
Federico Manzini
-Questa prova vede il test di uno strumento che ha un rapporto prezzo/ qualità veramente elevato: si tratta di un rifrattore con lente principale dal diametro di 80 mm e focale di 600 mm, quindi aperto a f/7,5. Lo si può accoppiare a una buona montatura equatoriale EQ5 dotata di motori e pulsantiera SynScan, che permette di lavorare in modalità GoTo. Al telescopio è stato associato un buon oculare da 28 mm, che fornisce un ingrandimento di 21x: guardare il cielo attraverso questo oculare è un vero spettacolo! La luminosità del campo è elevatissima, e lo strumento è veramente efficace anche per chi lo vuole usare solo per scopi terrestri. La dotazione è stata ben studiata ed è utile proprio a tutti, anche all’esercito degli astrofotografi, tanto che fra gli accessori disponibili fa bella mostra un riduttore/correttore di campo che corregge il coma fino alle dimensioni dei sensori più larghi.
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Altair Astro Imaging Newton 200 mm f/460
Altair Astro Imaging Newton 200 mm f/4
Walter Ferreri
-Il Centro Ottico San Marco di Pordenone ci ha inviato un’ottica Newton da 20 cm di diametro e soli 80 cm di lunghezza focale, quindi con il rapporto focale piuttosto forzato di f/4, concepito principalmente per l’astrofotografia, come si può desumere anche dall’indicazione imaging newtonian. Aperta la confezione (di cartone) con la quale ci arriva lo strumento, appare il grosso tubo ottico in colore bianco latte, oltre a diverse piccole confezioni, sovrastate da un foglio di istruzione su Collimating a newtonian, un’iniziativa quanto mai appropriata per un f/4. Il portaoculare La lunghezza del tubo (81 cm) ricorda di più un f/5 che un f/4, ma il mistero è presto svelato dalla posizione del portaoculare, che è piuttosto interna. Il suo asse ottico infatti si trova a 22 cm dal bordo del tubo. Oltre alla posizione, il portaoculare colpisce per le sue dimensioni, insolite per un newtoniano da 20 cm; ricordano più quelle di un apocromatico da 15 cm. Il distributore afferma che questa costruzione robusta è stata progettata per supportare carichi elevati, come sono quelli costituiti dagli apparati per la ripresa delle immagini. Il portaoculare dispone sia di movimenti rapidi che micrometrici e ha una corsa di 5 cm. Lo scorrimento è correttamente calibrato e non presenta traccia di giochi. Il movimento fine, quello micrometrico, è demoltiplicato di ben dieci volte rispetto a quello principale e consente di eseguire delle focalizzazioni molto fini.
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Grossi BINOCOLI contro piccoli TELESCOPI56
Grossi BINOCOLI contro piccoli TELESCOPI
Tony Flanders
QUESTI STRUMENTI POSSIEDONO CAPACITÀ DIFFERENTI MA IN PARTE SOVRAPPONIBILI NELL’OSSERVAZIONE DEL CIELOQuando ero un bambino, mio padre mi comprò un buon binocolo 7x35, che divenne presto uno degli oggetti a cui tenevo di più. Lo usai per scrutare il panorama di New York dalla finestra del mio appartamento al 17° piano, per identificare uccelli, per seguire giochi col pallone - e per trovare i miei primi ammassi stellari e le prime galassie. Con il 7x35 mi occupai di astronomia per diversi decenni, occasionalmente imparando a riconoscere una nuova costellazione, oppure osservando un nuovo oggetto celeste. A un certo punto, quasi all’improvviso, mi resi conto di aver fatto trascorrere molto tempo prima di aver acquistato il mio primo serio telescopio. Dopo molte ricerche e una falsa partenza, finii per acquistare un rifrattore da 70 mm - una decisione della quale non mi sono mai pentito. Mi tuffai completamente nell’osservazione astronomica, dedicandole molte ore in ogni notte serena. Il mio piccolo telescopio mi fornì le prime visioni realmente buone dei pianeti e lo utilizzai anche per rintracciare tutti i 109 oggetti Messier (grandi galassie, ammassi stellari e nebulose) e molto altro. Acquistai anche un binocolo 10x50, la dimensione più spesso raccomandata come miglior compromesso per un binocolo da tenere in mano per osservazioni astronomiche. Le misure che caratterizzano questo strumento significano che ingrandisce 10 volte e che l’”apertura” - ovvero il diametro delle sue lenti principali - è di 50 mm.
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Una rete italiana per monitorare il CIELO52
Una rete italiana per monitorare il CIELO
Nico Montigiani
L’ATTIVITÀ DELLA IMTN (ITALIAN METEOR AND TLE NETWORK), UN GRUPPO DI ASTROFILI DEDICATI AL MONITORAGGIO E STUDIO DI METEORE, BOLIDI E FENOMENI ATMOSFERICIIn Italia è attiva ormai da più di un anno una rete di monitoraggio dei fenomeni atmosferici che vede la partecipazione di molti osservatori, che - ognuno con la propria strumentazione - tengono sotto controllo in modo quasi costante ciò che accade nei nostri cieli. Questa rete, nata ufficialmente il 6 gennaio 2009, si chiama IMTN (Italian Meteor and TLE Network). L’attività di monitoraggio svolta dai vari membri dell’IMTN riguarda principalmente la ripresa video e le successive analisi di fenomeni che avvengono nella nostra atmosfera, quali le meteore, i bolidi e i TLE (Transient Luminous Events), ossia tutti quegli eventi luminosi che si producono nella nostra atmosfera e che sono ancora poco noti, come gli Sprite. Un’impresa alla portata di tutti L’idea di creare una rete di monitoraggio è nata dalla constatazione che - con un’attrezzatura relativamente poco costosa - chiunque sarebbe stato in grado di sorvegliare in modo pressoché sistematico una determinata porzione di cielo, registrando così tutti quei fenomeni sporadici e non, che soltanto una stazione automatica di rilevamento video è in grado di fare. Nasce così il Forum ufficiale di discussione e scambio di dati www. meteore.forumattivo.com, che fa da interfaccia fra i vari partecipanti alla rete IMTN e fornisce a tutti utili informazioni sia sulla natura dei fenomeni ripresi che sulle tecniche di ripresa stesse. Al momento sono attive circa 15 stazioni di ripresa, distribuite principalmente nel Centro-Nord, ma l’auspicio è di aumentare costantemente il numero dei partecipanti anche nel Sud e nelle Isole.
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Realizzare paesaggi lunari con AVISTACK48
Realizzare paesaggi lunari con AVISTACK
Sean Walker
UN POTENTE PROGRAMMA FREEWARE CONSENTE DI PRODURRE IMMAGINI DELLA LUNA DI LIVELLO SUPERIORE, GRAZIE A UNA PARTICOLARE TECNICA DI COMPOSIZIONE DELLE IMMAGINITutti quelli che acquistano un nuovo telescopio lo puntano innanzitutto sulla Luna. Dopo tutto, il nostro satellite naturale è l’oggetto più luminoso nella notte stellata, ed è visibile per tutto l’anno. Così, si è anche portati a pensare che grandi fotografie di crateri in primo piano, montagne e mari lunari siano abbastanza facili; ma in realtà non è così! La ripresa ad alta definizione della superficie lunare può essere anche più difficile della fotografia planetaria, a causa delle dimensioni degli oggetti ripresi. Fortunatamente, il software gratuito AviStack (www. avistack.de) può aiutare a realizzare delle incredibili immagini della Luna. La tecnica di allineamento multipunto Oltre alle usuali variabili della nostra atmosfera, la più grande sfida nella ripresa dei primi piani lunari è quella di mantenere la ricchezza dei particolari visibili nel campo inquadrato. Differentemente dai pianeti, che appaiono tutti più piccoli di 1 primo d’arco, la Luna facilmente riempie l’intero campo visivo del telescopio e della camera fotografi ca. Ciò significa che, se si sceglie di sommare le riprese usando un singolo punto di registro per l’allineamento, le strutture progressivamente più lontane da quel punto saranno mosse e sfocate, a causa del costante movimento della nostra atmosfera. Il programma AviStack di Michael Theusner è stato studiato proprio per lavorare su gruppi di immagini e per sommare soltanto le zone più nitide di ogni singolo frame. Gira comodamente sia su sistemi operativi Windows che Macintosh.
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La STELLA DELLA SERA nel cielo di agosto46
La STELLA DELLA SERA nel cielo di agosto
Walter Ferreri
DOPO 584 GIORNI SI RIPETE L’ELONGAZIONE ORIENTALE DI VENERE, ACCOMPAGNATO DA MARTE: È IL “FENOMENO DEL MESE”Di norma, il fenomeno del mese di agosto che attira di più l’attenzione di chi osserva il cielo è la “pioggia” delle Perseidi, le celebri “Lacrime di San Lorenzo”. Ma, anche perché ne abbiamo parlato parecchio nel passato e l’argomento risulta un po’ infl azionato, questo mese preferiamo dedicare le pagine del “fenomeno del mese” alla massima elongazione orientale di Venere, che si verifica il giorno 20 agosto. In compagnia di Marte Purtroppo, questa elongazione - che segue di circa un anno e mezzo la precedente del gennaio 2009 - vede il brillante pianeta molto a sud del Sole: ben 19°, con il Sole proiettato un po’ a ovest di Regolo, mentre Venere si trova tra le stelle Gamma Virginis e Spica. Proprio il giorno della massima elongazione (46°), il Sole ha una declinazione compresa fra +12° e +13°, mentre quella di Venere è fra -6° e -7°. Con una differenza in declinazione di 19° a favore del Sole, avviene che Venere per le latitudini italiane tramonti ben prima di quanto la sua distanza angolare di oltre 3 ore farebbe supporre. In compenso, il fenomeno sarà impreziosito dalla vicinanza di Marte, con il quale Venere sarà in congiunzione tre giorni dopo, transitando 2° a sud del Pianeta Rosso. La distanza è sufficientemente ridotta da consentire d’averli entrambi in campo anche in un binocolo a forte ingrandimento. Sarà molto facile eseguire riprese fotografiche del fenomeno, anche se Marte è molto meno luminoso di Venere (+1,5 mag.). Aggiungiamo che 11° più a ovest brillerà anche Saturno (+1,1 mag.). Nei giorni dell’elongazione, la distanza tra Venere e la Terra è di circa 102 milioni di km; ciò che comporta un diametro angolare di 24”, una fase in dicotomia e una luminosità di -4,5 mag.
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PIANETI EXTRASOLARI per amatori42
PIANETI EXTRASOLARI per amatori
Robert Naeye
SENZA I DATI PROVENIENTI DALLE OSSERVAZIONI AMATORIALI, DUE RECENTI SCOPERTE DI PIANETI EXTRASOLARI NON SAREBBERO STATE FATTEAppena 20 anni fa, gli astronomi non conoscevano neanche un singolo pianeta al di fuori del nostro Sistema Solare. Per ciò che ne sapevamo, la corte dei pianeti che circonda il Sole era una estrema rarità nell’Universo. Di più: il pensiero che i dilettanti avrebbero potuto portare in un futuro molto vicino dei contributi importanti alla ricerca dei pianeti extrasolari - gli esopianeti - sarebbe sembrato assurdo a molti scienziati. Oggi non solo conosciamo centinaia di esopianeti, alcune decine dei quali sono ordinariamente rilevati da amatori con vari metodi; ma - come mostrano due recenti scoperte - gli astrofili stanno addirittura svolgendo un ruolo vitale nella individuazione e nella caratterizzazione di questi elusivi corpi celesti. I dati raccolti dall’astrofilo sudafricano Berto Monard hanno giocato un ruolo critico nella scoperta di un pianeta con massa inferiore a quella di Saturno. Dall’altro lato dell’Atlantico, le osservazioni di Donn Starkey - un astrofilo dello Stato dell’Indiana (USA) - hanno aiutato i professionisti a determinare l’orbita di un esopianeta che è nettamente inclinata rispetto all’equatore della sua stella. Una caratteristica che suggerisce un fenomeno di “migrazione caotica” avvenuto in un passato molto lontano. La chiave del successo per il lavoro di Monard e di Starkey è stata la loro capacità di usare le camere CCD per monitorare fotometricamente la luminosità delle stelle con una precisione migliore dell’1%.
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SOLE NERO sull’Isola di Pasqua36
SOLE NERO sull’Isola di Pasqua
Cesare Guaita
IL RESOCONTO IN DIRETTA DI UNA ECLISSE AFFASCINANTE, VISTA DALL’ISOLA DEI MOAI GRAZIE A UN PICCOLO MIRACOLO METEOROLOGICOL’11 luglio 2010 il cono d’ombra della Luna (nella costellazione dei Gemelli, 45’ a est della stella Delta Geminorum, di mag. 3) ha sfiorato per 2h 45m la superficie terrestre lungo una striscia lunga 11.000 km, in corrispondenza dell’Oceano Pacifico meridionale, centrando in pieno la mitica Isola di Pasqua, dove si sono recati migliaia di studiosi e appassionati da mezzo mondo per assistere all’evento. Un clima imprevedibile e bizzarro Il problema principale dell’eclisse sull’Isola di Pasqua è stato il clima imprevedibile e bizzarro. L’eclisse è avvenuta infatti in pieno inverno australe, quando la piovosità tende ad aumentare, sebbene il concetto di “secco” e di “pioggia” sia piuttosto relativo nelle aree tropicali e subtropicali. I dati sulla copertura nuvolosa e le mappe meteorologiche mostravano, per il mese di luglio, una regione di alta pressione centrata attorno alla latitudine di 30°S, che avrebbe
dovuto preservare l’Isola di Pasqua dalle intense perturbazioni che vengono dalle regioni antartiche. In realtà, le cose non sono per nulla state così semplici. La copertura nuvolosa minima è sempre stata del 60-70% (soprattutto nei pressi delle alture vulcaniche dell’isola, che - quindi - andavano assolutamente evitate ).