
Nuovo Orione nr. 216
Maggio 2010
In edicola dal 29 Aprile
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Portaoculari rotante Geoptik68
Portaoculari rotante Geoptik
Walter Ferreri
-Fino agli Anni 70, da parte dei principali costruttori di telescopi amatoriali (giapponesi) era diffusa l’abitudine di fornire insieme al telescopio una congrua dotazione di accessori. Ma a partire dagli Anni 80 - soprattutto a causa della “cattiva influenza” degli americani - le cose sono cambiate. Oggi, spesso, con il telescopio viene fornito un solo oculare. Questo stato di cose - oltre a consentire ulteriori vendite per la ditta costruttrice del telescopio - fornisce ampio spazio ad altri costruttori specializzati negli accessori. Uno di questi è l’italiana Geoptik, che ha un catalogo ricchissimo di parti staccate e accessori per telescopi e per l’osservazione del cielo in generale. Una costruzione accurata Tra il “mare” di accessori che questa ditta offre, qui prendiamo in considerazione il loro portaoculari rotante (codice 30A229), un accessorio oggi raro che negli Anni 60 e 70 era stato reso popolare dalla ditta giapponese Polarex-Unitron. Ma - a differenza del modello prodotto dalla ditta dell’Estremo Oriente, questo della Geoptik consente l’osservazione diretta, mentre l’altro imponeva la visione a 90°. La prima cosa che salta all’occhio di questo accessorio, che ha quattro sedi per oculari da 31,8 mm, è l’accuratezza della costruzione, che appare impeccabile. Ha un diametro esterno di 11 cm e un peso di 3,3 etti, come quello di un grosso oculare o di un corpo macchina reflex digitale. Il contenimento del peso è stato reso possibile grazie all’utilizzo dell’alluminio (anodizzato). Però, attenzione! Nell’uso esso contiene quattro oculari, che anche nei casi più favorevoli ne elevano il peso a oltre mezzo kilogrammo.
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Tubo ottico Borg 77 ED II64
Tubo ottico Borg 77 ED II
Walter Ferreri
-Attualmente, la gran massa dei telescopi amatoriali di prezzo contenuto viene costruita in Cina. Questo non significa che i costruttori di altri Paesi abbiano “gettato la spugna”, ma che la loro produzione ha inevitabilmente subito delle modifiche; in particolare, nelle nazioni più industrializzate, cercando di proporre strumenti più curati e tecnologicamente più evoluti. Una tale politica si applica perfettamente alla ditta giapponese costruttrice dello strumento oggetto della prova di questo numero: il rifrattore apocromatico Borg 77 ED II, da 510 mm di focale. Il montaggio dello strumento Lo strumento viene inviato con un imballo pesante complessivamente 2,7 kg. All’apertura di questo imballo, appaiono quattro contenitori, uno dei quali in realtà è solo un riempitivo. Gli altri tre comprendono: una piastra con attacco universale a coda di rondine (accessorio optional, acquistabile a 25 €), il tubo e il paraluce con l’obiettivo. Questa soluzione è piuttosto insolita; quasi sempre l’obiettivo è presente già montato all’interno del tubo principale. Ma questo non deve stupire più di tanto, poiché la filosofia costruttiva della Borg è la modularità, cioè la possibilità portata all’estremo di personalizzare il proprio strumento, in modo da adattarlo a ogni esigenza o desiderio. Il primo aspetto che comunque salta all’occhio è la grande cura con cui il materiale è imballato; un’ottima garanzia contro danni per urti nel trasporto.
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BLAZAR a portata di astrofili60
BLAZAR a portata di astrofili
Steve Gottlieb
QUESTE INSOLITE GALASSIE SONO ALCUNI DEGLI ASTRI PIÙ LONTANI CHE POSSONO ESSERE OSSERVATI ATTRAVERSO TELESCOPI AMATORIALILe galassie brillano tutte con una luminosità costante, giusto? Questa assunzione fu dimostrata essere falsa nel 1965, quando l’astronomo Fritz Zwicky, del Caltech (California Institute of Technology) scoprì un insolito oggetto variabile sulle lastre esposte con il telescopio Schmidt da 122 cm dell’Osservatorio di Monte Palomar. Su dozzine di lastre prese in un periodo di oltre 30 anni, questa “stella” leggermente nebbiosa variava dalla magnitudine 16 alla 18. All’inizio gli astronomi pensarono che potesse essere una stella variabile sovrapposta a una galassia distante. Ma lo spettro rivelò che Zwicky era incappato in una galassia di Seyfert distante oltre un miliardo di anniluce con il primo nucleo variabile conosciuto.
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Fotografare i PANORAMI CELESTI56
Fotografare i PANORAMI CELESTI
Jerry Lodriguss
PER RIPRENDERE IMMAGINI MEMORABILI DEL CIELO, OCCORRE PREDISPORRE ACCURATAMENTE L’ATTREZZATURA, MA È NECESSARIA ANCHE UN PO’ DI FORTUNA…Nel cielo si verificano abbastanza frequentemente degli eventi memorabili e magnifici, ma per fotografarli occorre essere nel posto giusto. E alle volte questa è la cosa più difficile! Spesso accade che eventi celesti interessanti, come congiunzioni, comparsa di comete brillanti o sciami di meteore, possono essere visti e fotografati anche dal bordo di una strada. Includendo sullo sfondo oggetti interessanti o facendo rientrare nel campo panorami spettacolari, si può trasformare una semplice registrazione di un evento in un lavoro artistico. Tornare a casa con il bottino di certe foto giustifica una levataccia e il trasporto dell’attrezzatura in un luogo fuori mano. Consapevolezza, progettazione e preparazione La prima cosa da fare, per assicurarsi la ripresa di eccellenti foto di panorami celesti, consiste semplicemente nel porre attenzione a che cosa sta per avvenire nel cielo. Oggi, grazie a internet, è molto facile per chiunque seguire gli eventi celesti. Fenomeni come le congiunzioni planetarie sono ben note con largo anticipo (e sono segnalate anche su Nuovo Orione!, Ndt). Altri, invece, giungono inaspettati, come il sorprendente aumento in luminosità della cometa Holmes che si è verificato verso la fine del 2007.
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OFIUCO: l’araldo della Via Lattea estiva52
OFIUCO: l’araldo della Via Lattea estiva
Tony Flanders
IL SERPENTARIO STA SALENDO NEL CIELO SERALE, PORTANDO CON SÉ MOLTE STELLE E AMMASSICome tanti osservatori del cielo, anch’io ogni anno pregusto con impazienza l’arrivo della Via Lattea estiva. Le serate di aprile e maggio sono meravigliose sotto questo aspetto, poiché offrono campi infiniti di galassie. Ma, per essere pienamente apprezzate, le galassie richiedono cieli scuri e - preferibilmente - grossi telescopi. Di contro, la Via Lattea dispone di astri per tutti i gusti: è piena di stelle doppie e ammassi stellari aperti, molti dei quali appaiono belli anche se visti con un semplice binocolo o piccoli telescopi dall’interno delle città. Con telescopi maggiori, danno soddisfazione i luminosi ammassi globulari. La Via Lattea stessa, sotto cieli scuri, è uno spettacolo incomparabile a occhio nudo.
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Una finestra italiana sullo SPAZIO48
Una finestra italiana sullo SPAZIO
Antonio Lo Campo
GRAZIE ALLA MISSIONE DELLO SHUTTLE ENDEAVOUR, È STATA RECENTEMENTE AGGANCIATA ALLA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE LA SPACE CUPOLA, REALIZZATA NEL NOSTRO PAESEUna missione perfetta. E con essa, un’altra fetta di “Italia spaziale” che diventa parte integrante della ISS, la Stazione Spaziale Internazionale. Come abbiamo già riferito brevemente nelle “Cronache Spaziali” del mese scorso, la navetta americana Endeavour era partita lo scorso 8 febbraio dal Kennedy Space Center, con uno spettacolare lancio in notturna, trasportando nella stiva di carico quasi 20 tonnellate di strutture costruite a Torino da Thales Alenia Space (una joint-venture tra Thales e Finmeccanica). Erano il Nodo 3, un modulo circondato da diversi punti di attracco, quasi del tutto identico ai due già lanciati precedentemente nel 1998 (Unity, di realizzazione USA) e nel 2007 (Harmony, il primo di costruzione italiana). Agganciata su una fiancata del Nodo 3, c’era anche la Space Cupola, una torretta formata da sette finestre per permettere agli astronauti di osservare all’esterno della stazione a 360°. Quello di Endeavour è stato l’ultimo lancio in notturna del programma Shuttle, che prevede ancora quattro missioni. Ai comandi c’era il veterano Gorge Zamka, affiancato dal pilota Terry Virts (al suo battesimo spaziale), e dagli specialisti di missione Kathryn Hire, Stephen Robinson, Nicholas Patrick e Robert Behnken.
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Lo sciame meteorico delle ETA ACQUARIDI45
Lo sciame meteorico delle ETA ACQUARIDI
Walter Ferreri
DAL 3 AL 6 MAGGIO SONO BEN VISIBILI LE METEORE DI QUELLO CHE È PROBABILMENTE IL MIGLIOR SCIAME PRIMAVERILE E CHE VANTA UN’ORIGINE ILLUSTRE: LA COMETA DI HALLEYMolti ritengono che vedere una stella cadente sia un evento raro, eccezionale. In realtà, come sa bene ogni appassionato del cielo, le cose stanno diversamente; le statistiche dicono che - sotto un cielo limpido e non disturbato da illuminazione artificiale o dalla Luna - si vede una “stella cadente” (una meteora) ogni 10 minuti circa. Questa indicazione appare sorprendente alle persone che non si occupano di astronomia, che non riflettono sul fatto che quasi tutti si muovono all’esterno sotto l’illuminazione artificiale e anche quando si trovano in un punto buio, raramente alzano gli occhi al cielo, fissandolo al massimo per più di qualche decina di secondi. L’indicazione della frequenza di una meteora ogni 10 minuti è un dato medio e, purtroppo per le nostre abitudini, questa frequenza è maggiore nelle ore che precedono l’alba e minore per quelle che seguono il tramonto. Diciamo, in linea di massima, che un’ora e mezzo dopo il tramonto del Sole si vede una meteora ogni 10-15 minuti e che un’ora prima del suo sorgere se ne vede una ogni 7-10 minuti.
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La storia di Mercurio riscritta da MESSENGER38
La storia di Mercurio riscritta da MESSENGER
Cesare Guaita
IL PIANETA PIÙ VICINO AL SOLE È STATO RIAVVICINATO DA UNA SONDA, 35 ANNI DOPO IL PRIMO SORVOLO DEL MARINER 10, OTTENENDO IMMAGINI E DATI DI STRAORDINARIO VALORE SCIENTIFICOIl mese scorso abbiamo dedicato due articoli all’osservazione amatoriale di Mercurio in occasione di una sua apparizione favorevole. Torniamo a occuparci di questo pianeta per presentare gli ultimi risultati di osservazioni di tutt’altro genere, quelle effettuate durante i passaggi ravvicinati al pianeta dalla sonda Messenger. Lanciata il 3 agosto ’04, Messenger (MErcury Surface, Space ENviromment, GEochemistry and Ranging) ha sfiorato Mercurio il 14 gennaio ’08, l’8 ottobre ’08 e il 29 settembre ’09, grazie a tre precedenti passaggi ravvicinati, uno con la Terra (2 agosto ’05) e due con Venere (24 ottobre ’06 e 5 giugno ’07). Poi, a partire dal 18 marzo 2011, Messenger diventerà il primo satellite del misterioso pianeta. I tre recenti flyby tra Messenger e Mercurio avevano lo scopo primario di predisporre la traiettoria della navicella all’inserzione in orbita. Nel contempo, però, hanno permesso di acquisire alcuni importanti risultati scientifici. Tra questi, una cartografia completa del 55% della superficie mercuriana, che il Mariner 10 non era riuscito a scrutare nel 1974 e che, quindi, era rimasto sconosciuto.