
Nuovo Orione nr. 214
Marzo 2010
In edicola dal 25 Febbraio
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Telescopio Takahashi FSQ-85ED68
Telescopio Takahashi FSQ-85ED
Walter Ferreri
-Quello che consideriamo in questa prova è uno degli strumenti che appartiene a un marchio ormai mitico tra gli appassionati: dire Takahashi nel campo dei telescopi è un po’ come dire Ferrari in quello delle automobili. L’obiettivo di Petzval In particolare, il FSQ-85ED è uno strumento con una configurazione ottica a quadrupletto di Petzval modificato da 85 mm di apertura libera e 450 mm di lunghezza focale con un rapporto focale di f/5,3. Ricordiamo che l’obiettivo di Petzval ha rappresentato una delle maggiori conquiste nella storia degli obiettivi fotografi ci per il suo eccellente potere risolutivo. Joseph Petzval progettò questo quadrupletto nel XIX secolo e per l’epoca aveva una luminosità eccezionale: f/3. Grazie alla presenza di ben quattro lenti, il campo di questo Takahashi è nell’ordine dei 5°, con un diametro lineare di 44 mm. Questa già notevole luminosità può essere incrementata con un apposito riduttore di focale (Reducer-QE 0,73x) che porta il valore di f/ a 3,8, e il campo addirittura a 7,7°. Per questo strumento esiste anche un estensore di focale (Extender- ED 1.5x), che la porta al valore di 680 mm, con un conseguente rapporto di apertura di f/8.
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IL CIELO DELLE SONDE visto dagli amatori62
IL CIELO DELLE SONDE visto dagli amatori
Emily Lakdawalla
-Questa è la terra del grande cielo di Marte, una pianura ventosa e quasi senza rilievi. Le sottili ondulazioni nella sabbia color ruggine vanno più lontano di quello che l’occhio può vedere, fino a un orizzonte così piatto che si potrebbe vedere la curvatura del pianeta. Per quanto si sa, quelle ondulazioni non si sono mosse nelle epoche passate. Ma non tutto è fermo; se si guarda fisso verso l’alto, si potrebbe essere sorpresi da un veloce movimento lassù, dove nubi di cirri, con gelidi cristalli luminosi di ghiaccio d’acqua, galleggiano spinte dagli alti venti marziani. La scena visibile nella grande immagine di apertura di questo articolo (NASA/JPL/Cornell University, elaborazione Michael Howard, Glen Nagle) proviene dal Meridiani Planum ed è composta da otto immagini riprese su Marte dal rover Opportunity poco prima che raggiungesse il profondo cratere Victoria, durante il 950° giorno “marziano” della sua missione.
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Equinozio di PRIMAVERA60
Equinozio di PRIMAVERA
Walter Ferreri
-Il 20 o il 21 marzo, che sia una giornata di gran freddo, di tempesta o di neve, è in ogni caso considerato il giorno in cui si ha la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Per molti, il motivo per cui è stata scelta questa data per definire la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, benché quel giorno possa essere indifferentemente molto freddo o tiepido, rimane assolutamente incomprensibile. In realtà, il tempo atmosferico non gioca alcun ruolo, come è facilmente comprensibile dal fatto che inizi la primavera per tutto l’emisfero terrestre boreale, dove evidentemente non può esserci in tutti i suoi luoghi lo stesso tempo atmosferico. Quando inizia la primavera? Chi si interessa di astronomia sa che la data di inizio della primavera non è arbitraria, ma è dettata dal giorno in cui il Sole, nel suo moto apparente, riflesso di quello orbitale della Terra, attraversa l’equatore celeste da sud a nord. Quindi, l’equinozio di primavera si verifica quando la declinazione del Sole vale esattamente 0°, e per tutti i luoghi della Terra si hanno 12 ore con la nostra stella sopra l’orizzonte e altrettante ore in cui è sotto. Il punto dell’equinozio di primavera è anche chiamato “primo punto d’Ariete” o “punto Vernale” (da ver, primavera) o “punto Gamma”, in quanto la lettera greca gamma (γ) è il simbolo della costellazione dell’Ariete. Come spesso accade, anche qui le cose non sono così semplici.
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I limiti dell’astronomia a OCCHIO NUDO55
I limiti dell’astronomia a OCCHIO NUDO
Lorenzo Comolli
-Agli Star Party gli astrofili si riuniscono per fare osservazioni del cielo notturno, oltre che per scambiare le proprie esperienze: sul terreno vengono schierate decine di telescopi, alcuni costosissimi e altri ottenuti da anni di duro lavoro di autocostruzione. La cura con cui si preparano gli strumenti è quasi maniacale: girando tra gli astrofili, si potrà sentire parlare degli effetti benefici di “esotici” trattamenti antiriflesso delle lenti e degli specchi, oppure di oculari particolarmente trasparenti per la presenza di poche lenti o ancora di diagonali a specchio di tipo dielettrico. Ma fermiamoci un attimo a riflettere: quanti di questi astrofili applicano la stessa attenzione all’ultima catena del treno ottico, ovvero il proprio occhio? Questi astrofili sono veramente pochi, e non è un caso che siano anche quelli che riescono a fare le osservazioni più profonde e dettagliate. Se è vero che nell’osservazione telescopica l’occhio è una parte importante, questo è ancora più fondamentale nell’osservazione a occhio nudo del cielo notturno!
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SOCIAL NETWORK per l’astronomia amatoriale46
SOCIAL NETWORK per l’astronomia amatoriale
Laura K. Kinoshita
-Jim Cox, un astrofilo che abita nei dintorni di Seattle, è un membro del gruppo Eastside Astronomical Society di Seattle. Ma spesso il lavoro non gli consente di essere presente alle riunioni periodiche della sua associazione astronomica. E anche quando ci riesce, deve passare molto tempo nel traffico e consumare molta benzina. Invece, come molti altri astrofili di oggi, ottiene on-line la maggior parte delle sue informazioni che gli servono. Inoltre, ha creato il gruppo Astro Link per i membri di LinkedIn, un sito orientato al commercio su un Social Network. Con la speranza che questa iniziativa promuova i rapporti fra professionisti che, come lui, amano l’astronomia. Questo tipo di esperienza si sta diffondendo sempre di più, provando che gli astronomi amatoriali stanno cambiando abitudini, e ciò si verifica in senso irreversibile. Anche il semplice atto dell’osservazione astronomica non richiede più la disponibilità di un telescopio e la presenza di cieli oscuri. L’accesso a telescopi remoti via internet e ad archivi astronomici digitali offre la possibilità di vedere le stelle on-line, piuttosto che attraverso l’oculare.
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Alle origini dell’astronomia moderna: il SIDEREUS NUNCIUS50
Alle origini dell’astronomia moderna: il SIDEREUS NUNCIUS
Rodolfo Calanca
-Il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, insieme al De Revolutionibus di Copernico e alla Astronomia Nova di Keplero, è considerato una delle opere fondamentali della Rivoluzione astronomica che si realizzò tra Cinquecento e Seicento, ma è anche un’opera poco nota nei suoi contenuti storici e scientifici. Crediamo sia utile raccontare l’affascinante vicenda umana e intellettuale legata alla sua composizione, dalla quale scaturì la prima visione moderna del cielo visto attraverso il telescopio. Galileo e il cannocchiale La tumultuosa genesi di questo piccolo libretto di poche decine di pagine, scritto in latino, considerato il primo vero resoconto scientifico redatto secondo il moderno stile della comunicazione scientifica, prende l’avvio a partire dal novembre 1608, quando in tutta l’Europa iniziò a circolare la notizia dell’esistenza di un sorprendente “occhiale olandese, col quale gli oggetti lontani apparivano come se fusser vicini”. La voce, dapprima scarsamente considerata - era ritenuta una semplice curiosità di “magia naturale” - finalmente giunse nella Repubblica veneta. Galileo, che insegnava all’Università di Padova, ne fu informato con un certo ritardo, probabilmente nel corso del mese di giugno 1609. Il suo interesse fu immediatamente stimolato, perché l’impiego del nuovo strumento sembrava prospettare degli insperati benefici economici, forse capaci di risollevare le sue alquanto malandate finanze (stava ancora pagando la dote per una sorella, manteneva altri cinque fratelli, oltre alla madre e i tre figli nati fuori dal matrimonio).
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In viaggio tra le stelle di CASSIOPEA40
In viaggio tra le stelle di CASSIOPEA
Massimiliano Razzano
-Una delle prime cose che impariamo in astronomia osservativa è il fatto che le stelle di ogni costellazione sono totalmente indipendenti una dall’altra, e che la figura che noi vediamo in cielo è solamente il risultato di un fortuito gioco prospettico. Ma quando osserviamo il cielo in una tiepida notte estiva ci rendiamo conto che, prospettiva o no, le sette stelle del Grande Carro sembrano proprio appiccicate in cielo al posto giusto. Poi guardiamo allo zenit le stelle del Cigno, e apprezziamo veramente il nome di “Croce del Nord” attribuito talvolta a quelle stelle. È inutile, per quanto ci sforziamo di ricordare ciò che abbiamo imparato, le stelle sembrano davvero poste alla stessa distanza, proprio come se fossero incollate su quella che viene definita “volta celeste”.