Nuovo Orione nr. 203 Aprile 2009

Nuovo Orione nr. 203
Aprile 2009
In edicola dal 26 Marzo
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La migliore apparizione serale di MERCURIO36
La migliore apparizione serale di MERCURIO
Walter Ferreri
Nell’ultima settimana di aprile si verifica una circostanza molto favorevole per l’osservazione serale del piccolo pianeta, la migliore del 2009
Ogni astrofilo sa bene quanto rare siano le favorevoli apparizioni di Mercurio: quasi sempre il piccolo pianeta è celato tra i bagliori del Sole o - per usare una felice de- finizione del Flammarion - nella banlieue solare. Tuttavia, vi sono delle occasioni, invero rare, nelle quali Mercurio è facile da vedere e addirittura appariscente. Condizioni eccezionali Nell’ambito delle sue apparizioni serali, la migliore del 2009 - per chi osserva dall’Italia - si verifica nell’ultima settimana di questo mese. In particolare, nei giorni compresi fra il 22 e il 28 aprile, poiché la massima elongazione orientale si ha domenica 26, con una distanza angolare dal Sole che giunge a 20°. In quella occasione, Mercurio dista dalla Terra 129 milioni di km e ci mostra un diametro di 7,8”. Vediamo in modo più completo alcuni suoi aspetti dal 21 al 29 aprile nella Tabella 1. Come si vede, a differenza di Venere, Mercurio è più luminoso quando la fase è meno falcata e raggiunge la massima brillantezza intorno alla congiunzione superiore, quando con il telescopio è possibile osservarlo anche a meno di 10° dal Sole. Ciò che rende questa apparizione molto favorevole non è soltanto l’elongazione di 20°, ma anche la declinazione molto più boreale di Mercurio rispetto a quella del Sole; di ben 9° maggiore. Per questo, Mercurio tramonta circa due ore dopo il Sole (il tempo esatto dipende dalla latitudine dell’osservatore), mentre se fosse alla stessa declinazione tramonterebbe solo un’ora e 20 minuti dopo. Tags:OSSERVAZIONI -
Marte: l’enigma del METANO38
Marte: l’enigma del METANO
Cesare Guaita
Si tratta, forse, dell’indizio più intrigante sulla possibile esistenza di archeobatteri sul pianeta rosso. Ma il metano potrebbe derivare anche da certi rari processi geofisici…
Se un visitatore extraterrestre, dotato di uno spettrometro ad alta risoluzione, volesse avere la prova inconfutabile dell’esistenza di vita sul nostro pianeta, potrebbe cercare, tra le bande di assorbimento infrarosse dell’atmosfera terrestre, quelle relative al metano (l’idrocarburo più semplice, costituito da quattro atomi di idrogeno, legati a un atomo di carbonio). Ne risulterebbe un tenore di circa 1700 ppb (parti per miliardo): una quantità certamente importante, se si pensa che, in assoluto, corrisponde a qualcosa come 5,5 miliardi di tonnellate. Siccome poi, in un’atmosfera ossidante come quella terrestre, il metano si deve decomporre in una decina d’anni, è evidente che ci deve essere una immissione continua di questo gas (circa 600 milioni di tonnellate/anno) che, tra l’altro, sta aumentando costantemente dall’inizio del XX secolo, dopo che il suo tenore è rimasto sui 1000 ppb per millenni. Tags:SISTEMA SOLARE -
PHEMU 2009 I satelliti Medicei si nascondono!44
PHEMU 2009 I satelliti Medicei si nascondono!
Giuseppe Marino
Alle porte un nuovo ciclo di “fenomeni mutui” tra i principali satelliti di Giove: un’occasione per fare interessanti osservazioni e lavori di ricerca
Sembra ieri, eppure dopo l’ultimo PHEMU osservato nel 2003, parve insopportabile l’idea di dover aspettare altri sei anni prima di poter assistere di nuovo a questi fenomeni. Possibile entusiasmarsi a tal punto riprendendo un debole “puntolino” luminoso affievolirsi passando dietro un altro “puntolino”, o dietro la sua ombra? L’idea dell’immutabilità dei cieli, smantellata dal pensiero razionale, è in verità ancora radicata nel senso comune; da qui all’entusiasmo per i cambiamenti cosmici, il passo è breve... Ma ci deve essere dell’altro, se ogni sei anni centinaia di astronomi e astrofili di tutto il mondo rispondono all’appello delle campagne internazionali per l’osservazione dei PHEMU, i “Fenomeni Mutui tra Satelliti Medicei”. Tra i numerosi astrofili organizzatisi nel 2003, c’era il desiderio di poter versare una propria “goccia” nell’oceano del progresso scientifico, ma anche la sensazione di riuscire a svelare degnamente, con nuovi strumenti, quei fenomeni che in precedenza eravamo solo riusciti a osservare visualmente, quando ci si illudeva di poter eseguire, in quel modo, misurazioni scientificamente utili. Nel 2009, quando la Terra e il Sole si ritroveranno sul piano orbitale dei quattro principali satelliti di Giove - i “Medicei” Io, Europa, Ganimede e Callisto - tutto ricomincerà, e già rinasce l’entusiasmo. Tags:OSSERVAZIONI -
Addio a PAOLO MAFFEI48
Addio a PAOLO MAFFEI
Piero Bianucci
Ci ha lasciato un grande astronomo italiano, scopritore di due galassie e straordinario divulgatore
Per congedarsi dalla vita, Paolo Maffei ha voluto ritornare nella città appartata dove era nato 82 anni prima: Foligno, provincia di Perugia, in quell’Umbria dove fin da ragazzino aveva osservato stelle e pianeti con strumenti da dilettante. I giornali hanno dato poco risalto a questa perdita, datata 1° marzo 2009. La memoria di chi oggi nelle redazioni valuta le notizie è troppo corta. Ma ricorderanno bene Paolo Maffei le centinaia di migliaia di lettori che hanno in casa i suoi libri, e specialmente il primo, Al di là della Luna, pubblicato nel febbraio del 1973 e ospitato dalla collana EST di Mondadori, diretta da Edgardo Macorini, altro personaggio che molto fece per la cultura scientifica in Italia. Fu una straordinaria prova di alta divulgazione, che Maffei sapeva replicare anche nello spazio breve di un articolo giornalistico, come per tanti anni dimostrò sulla Terza Pagina de La Stampa e su riviste per appassionati del cielo come l’Astronomia, fondata da Corrado Lamberti e Margherita Hack, e quella che state leggendo, Nuovo Orione. Gli astronomi professionisti, invece, hanno ben presenti le due galassie che Maffei scoprì e che portano il suo nome: un evento che nei suoi sviluppi coinvolse i maggiori Osservatori del mondo e cambiò per sempre la “geografia” della regione di Universo più vicino alla nostra Via Lattea. Tags:PERSONAGGI -
Il Grande Occhio di MONTE PALOMAR50
Il Grande Occhio di MONTE PALOMAR
Todd e Robin Mason (trad. di W. Ferreri)
Gran parte dell’astronomia del 20° secolo venne prodotta con telescopi sviluppati grazie all’intuizione di un solo uomo
Da bambino, l’astronomo americano George Ellery Hale scoprì che il vetro è un materiale magico. Anche quando è solidificato, persiste in uno stato compreso tra il liquido e il solido. Cattura la luce e le consente di attraversarlo. Può essere lucidato quasi alla perfezione per focalizzare la luce stellare in punti piccolissimi o disperderla in un arcobaleno infinito. È composto di sabbia, materia presente nelle stelle per vedere di cosa sono fatte le stelle. Ma il vetro è anche instabile. Si piega, si contrae e si dilata. Può essere fuso e colato, formando tensioni invisibili che causano rotture imprevedibili a distanza di mesi. Il vetro fu un compagno costante di Hale, ma il vetro non amava Hale. Infatti, portò Hale e alcuni dei suoi compagni sull’orlo della pazzia. Un ottico ebbe a dire: “Il vetro non vuole mai fare quello che uno si aspetta. È umano. Ha tanti capricci come una star del cinema e non se ne trovano due uguali”. La messa a punto del vetro per i telescopi di Hale danneggiò seriamente diversi operai, esasperò gli astronomi e tormentò i migliori ingegneri nel mondo. In compenso, il vetro di Hale permise di scoprire un nuovo Universo. Tags:OSSERVATORI -
BERENICE tra le stelle di primavera55
BERENICE tra le stelle di primavera
Massimiliano Razzano
Il cielo ci racconta la storia d’amore di una regina che risale a più di duemila anni fa. per scoprirla, basta alzare gli occhi al cielo
La volta celeste è un grande affresco su cui sono dipinte le più belle storie della Mitologia. Le costellazioni ci raccontano affascinanti leggende, come le dodici fatiche di Ercole, oppure gli amori spericolati di Zeus. Ma davvero tutte le costellazioni raccontano leggende e miti? Non proprio. Nelle fresche sere di primavera, guardando nei pressi della costellazione del Leone, troviamo un gruppo di stelline che individuano una piccola costellazione appena visibile a occhio nudo. Quel piccolo angolo di cielo testimonia una bellissima storia d’amore risalente a più di duemila anni fa. La storia della regina Berenice II d’Egitto, oggi immortalata nella costellazione della Chioma di Berenice. Una singolare promessa La storia della Chioma di Berenice non è ambientata sul Monte Olimpo o in qualche antro oscuro dell’Ade in un’età senza tempo, ma in un luogo reale e in un anno ben preciso della storia. Nella città di Alessandria d’Egitto, una giovane donna saluta il suo sposo in partenza per la guerra. Quella donna è Berenice II, giovane sposa di Tolomeo III Evergete, sovrano del regno d’Egitto. Corre l’anno 246 a.C., e Tolomeo deve condurre il suo esercito contro la Siria. Infatti, il vecchio re siriano Antioco II, prima di morire, ha ripudiato la seconda moglie, sorella di Tolomeo III, in favore della prima moglie. Alla morte di Antioco II, il regno siriano è quindi conteso fra le due mogli con i rispettivi eredi; pertanto, Tolomeo III decide di attaccare la Siria per andare in aiuto di sua sorella. L’Egitto di quell’epoca è uno dei tre grandi regni in cui è stato suddiviso l’immenso impero di Alessandro Magno, morto circa 70 anni prima, nel 323 a.C. Alla sua morte, il grande Alessandro ha lasciato un figlio nascituro; pertanto - in attesa del legittimo erede - l’impero è stato affidato a Cratero, uno dei più fidi generali. Tags:ASTRONOMIA E STORIA -
VINCENZO CERULLI Il mecenate di se stesso60
VINCENZO CERULLI Il mecenate di se stesso
Gianfranco Benegiamo
Un ritratto del grande astronomo abruzzese a un secolo e mezzo dalla nascita
Il 20 aprile 1859 veniva al mondo Vincenzo Cerulli, famoso astronomo abruzzese, del quale ricorre quest’anno il 150° anniversario della nascita. Dopo avere conseguito la maturità classica, nella città di Teramo dov’era nato, si trasferì a Roma per laurearsi in Fisica all’età di appena 22 anni. La passione per l’astronomia lo portò subito dopo negli Osservatori di Bonn e Berlino, per frequentare le lezioni di alcuni tra i più importanti scienziati e apprendere l’impiego delle migliori attrezzature disponibili a quel tempo. Rientrato in Italia, frequentò, senza alcuna retribuzione, l’Osservatorio del Collegio Romano e qui compilò con Elia Millosevich un nutrito catalogo stellare. Astrofilo di professione I notevoli mezzi economici della famiglia, una delle più antiche d’Abruzzo, gli consentirono di dedicarsi all’astronomia senza entrare ufficialmente nel mondo accademico. Su una collina situata a pochi chilometri di distanza da Teramo, ribattezzata Collurania, costruì un osservatorio e lo attrezzò con strumenti di ottima qualità. Sotto la nuova cupola sistemò un rifrattore equatoriale di apertura pari a 39,4 cm, realizzato dalla ditta inglese Cooke & Sons, capace di competere con i telescopi delle principali specole nazionali. Tags:PERSONAGGI -
Telescopio Konus Digimax-9064
Telescopio Konus Digimax-90
Walter Ferreri
l Digimax-90 è un nuovo strumento della ditta Konus, probabilmente l’azienda i cui strumenti sono i più diffusi in Italia. Aperto l’imballo, appare la scatola in cartone con immagini e indicazioni sullo strumento. Da queste apprendiamo che si tratta di un Maksutov-Cassegrain da 90 mm con focale di 1250 mm. Le indicazioni in italiano (tra le 11 lingue riportate!) ci dicono che questo strumento “si basa sul rivoluzionario computer di puntamento SkyScan Az, l’unico sistema GOTO nella sua categoria a usare motori elettrici DC con feedback optoelettronico”. Le sette indicazioni riportate sulla scatola si soffermano sugli altri aspetti salienti dello strumento, tra i quali la sua memoria di “oltre 43mila oggetti presenti”. Il montaggio dello strumento La seconda confezione contiene tre ulteriori contenitori, tra i quali il più piccolo è quello del treppiede. Qui abbiamo avuto una lieta sorpresa: aprendolo, non ci è apparso subito il treppiede, ma un suo contenitore in tessuto con cerniera. Il treppiede è di tipo fotografico robusto a tre sezioni. Alla minima altezza, eleva la base di attacco della montatura a soli 48 cm e occupa un triangolo da 40 cm di lato. Tags:PROVE STRUMENTI