
Nuovo Orione nr. 171
Agosto 2006
In edicola dal 27 Luglio
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Incredibile ITOKAWA!28
Incredibile ITOKAWA!
Cesare Guaita
Gli impressionanti risultati dell’esplorazione di questo minuscolo asteroide cambiano radicalmente le conoscenze degli oggetti che transitano vicino alla TerraSi chiama Itokawa, ed è il più sorprendente asteroide potenzialmente pericoloso per la Terra (NEO, Near Earth Object) che un occhio umano abbia mai visto da vicino. Il merito di questa storica esplorazione ravvicinata va totalmente alla nuova Agenzia spaziale giapponese (JAXA, Japan Aerospace Exploration Agency) che ha assolutamente voluto e realizzato una missione spaziale da fantascienza. Il volo dell’avvoltoio La missione è iniziata l’8 maggio 2003, quando, dalla base di Kagoshima, in Giappone, un vettore MV- 5 lanciava la navicella Muses-C, destinata a riportare a Terra per la prima volta un campione di materiale asteroidico, dopo averne studiato per alcuni mesi le caratteristiche morfologiche. Muses-C era quindi una missione molto ambiziosa: il suo compito era infatti non solo quello di studiare da vicino un asteroide Itokawa, ma anche di prelevarne dei campioni da riportare a Terra: proprio per questo, i giapponesi l’hanno ribattezzata Hayabusa (“avvoltoio” in giapponese).
Tags:SISTEMA SOLARE -
Alla scoperta del TRIANGOLO ESTIVO34
Alla scoperta del TRIANGOLO ESTIVO
Fred Schaaf
Un trio di stelle molto particolari cavalca il cielo durante i mesi caldi. Scopriamone curiosità, meraviglie, miti e misteri.
Se vi trovate in questa stagione in un ampio spazio all’aperto, circa 20 minuti dopo il tramonto del Sole, la prima “stella” che vedete non è in realtà una stella: si tratta infatti del pianeta Giove, che brilla sopra l’orizzonte in direzione sud-ovest. Se poi vi girate a sinistra, verso il cielo a est, potete vedere la stella Vega, che inizia ad apparire dal fondo cielo. Per me, Vega è la “prima stella” dell’estate, un astro luminoso che resta visibile dal crepuscolo all’alba alle latitudini medio-settentrionali per tutti i mesi caldi. Se guardate in quella porzione di cielo circa 45 minuti dopo il tramonto, ciò che vedete non è più soltanto uno, ma tre astri. Il trio stellare davanti allo sguardo forma un triangolo che risulta notevolmente grande: due dei suoi lati sono un po’ più lunghi dell’intera Orsa Maggiore. Questa figura geometrica è uno degli aspetti che meravigliano di più l’osservatore anche distratto che osserva il cielo a occhio nudo: è il cosiddetto “Triangolo Estivo”, uno degli asterismi più famosi del cielo (vedi il box “Asterismi contro costellazioni”). Tags:OSSERVAZIONI -
Una mappa in UV di VENERE38
Una mappa in UV di VENERE
Albino Carbognani
Gli straordinari risultati ottenuti da una serie di osservazioni effettuate con strumentazioni amatoriali e un pizzico di elaborazione al computer
In un precedente articolo (vedi Nuovo Orione n. 156) era stato affrontato il problema dell’osservazione degli elusivi dettagli delle nubi di Venere. Infatti, nel visibile Venere appare come un globo biancastro privo di particolari; ma, per fortuna, lo strato superiore di nubi che circonda il pianeta mostra delle strutture se viene osservato nel blu-violetto o nell’UV vicino (come scoprì F. Ross nel 1927). Le nubi dell’atmosfera di Venere, che appaiono scure nell’UV, sono generalmente disposte in direzione parallela all’equatore, ma non sono di lunga durata, perché si formano e si dissolvono in continuazione. La formazione globale più frequente è quella a “Y” rovesciata (con i due bracci che partono dai poli per congiungersi verso l’equatore), ma si possono avere altre geometrie come quella a forma di “ψ” (Psi). Le nubi a grande scala, comprese fra +45° e -45° di latitudine, si muovono a velocità confrontabili con quelle equatoriali, impiegando solo 4 giorni per compiere il giro dell’intero pianeta. In questo articolo vediamo come sia stato possibile costruire una mappa UV di Venere a partire da 12 osservazioni amatoriali compiute da Tiziano Olivetti nel periodo ottobrenovembre 2004. Tags:TECNICA -
La Nebulosa CIGNO 40
La Nebulosa CIGNO
Ken Hewitt-White
Il cigno celeste, nuotando in un lago di luce stellare, richiama l’attenzione dei telescopi amatoriali nelle notti estive
Si tratta di una sola nebulosa, ma possiede almeno sei nomi. A seconda dell’epoca, questo piccolo, luminoso oggetto dello spazio profondo, situato nella regione settentrionale del Sagittario, è stato conosciuto con i nomi di Nebulosa Omega, Nebulosa Ferro di Cavallo, Nebulosa “Visto” (la tipica “V” stilizzata, in inglese check-mark), Nebulosa Aragosta, e quello da me preferito: Nebulosa Cigno. Questi nomignoli evocativi rispecchiano il numero di modi con cui Messier 17 (il suo sesto nome) colpisce la nostra immaginazione. Per i miei occhi, assomiglia proprio a un cigno che nuota sull’acqua. Veramente, tra tutti gli oggetti che hanno un nome del cielo estivo, quello che osservo più spesso è proprio la Nebulosa Cigno. Tags:OSSERVAZIONI -
DALAI LAMA 2 un osservatorio alla portata di tutti43
DALAI LAMA 2 un osservatorio alla portata di tutti
Stefano Pesci
Dalla costruzione della struttura alla scelta dello strumento, fino alla “prima luce”: come completare un sogno in quattro weekend
Nell’ottobre del 1997, il Circolo Astrofili di Milano (CAM) inaugurò quello che probabilmente fu il primo osservatorio astronomico privato ubicato in un campeggio di alta montagna (nella località di Promiod, in Valle d’Aosta), sfidando le convinzioni assai diffuse che una tale struttura dovesse sorgere con il supporto di enti pubblici, su progetti faraonici e in tempi biblici. L’Osservatorio “Dalai Lama”, così si chiama la struttura (vedi l’articolo di Piero Mazza pubblicato su queste pagine, nel numero di marzo 1998), da allora ha compiuto più di 200 notti osservative, riempiendo una dozzina di Compact Disk di immagini e permettendo la scoperta di due supernovae e di due asteroidi. Ma, cosa forse ancora più importante, ha instradato numerosi soci del CAM all’osservazione digitale (in quegli anni si era agli albori delle riprese CCD) ed è stato il capostipite di numerose installazioni evolute presso lo stesso campeggio. Una struttura che oggi conta ben otto postazioni fisse di astrofili che hanno scelto il cielo della Val d’Aosta come dimora delle loro notti stellate. Tags:TECNICA -
PRIME LUCI da un Universo neonato48
PRIME LUCI da un Universo neonato
Massimiliano Razzano
Recenti osservazioni del telescopio spaziale Spitzer hanno forse evidenziato i segnali delle “primissime stelle” dell’Universo
Osservare direttamente le stelle di Popolazione III è attualmente al di là delle potenzialità dei più grandi telescopi; tuttavia, Spitzer potrebbe aver osservato le “impronte” di queste antichissime stelle. Ma perché utilizzare un telescopio infrarosso per vedere le stelle di Popolazione III, che invece emettevano soprattutto nell’ottico o nell’ultravioletto? La risposta dipende dall’espansione dell’Universo e dal redshift. Le radiazioni visibili e ultraviolette emesse da queste lontanissime stelle giungono a noi “spostate” verso le lunghezze d’onda dell’infrarosso, quindi per poterle osservare non serve un telescopio ottico, bensì un telescopio infrarosso! Caccia alle prime stelle! Kashlinsky e colleghi spiegano che non è possibile riprendere direttamente l’immagine delle stelle di Popolazione III a causa della limitata risoluzione angolare di Spitzer. Tuttavia, l’immagine ripresa mostra delle fluttuazioni che possono essere messe in relazione alla luce delle primissime stelle. Le riprese sono state effettuate con la Infrared Array Camera (IRAC) a bordo di Spitzer, in grado di osservare nell’infrarosso in quattro canali, rispettivamente alle lunghezze d’onda di 3,6 micron, 4,5 micron, 5,8 micron, e 8 micron (1 micron = 1 milionesimo di metro). La zona di cielo esaminata si trova nella costellazione del Drago nei pressi di un quasar (Quasi Stellar Object, QSO) denominato HS1700+6146, e l’immagine analizzata è stata ottenuta con un tempo di esposizione totale di circa 8 ore nei primi 3 canali e 9 ore nel quarto canale. Nonostante un’esposizione così lunga possa fornire molti dati, è necessario procedere con analisi più sofisticate per eliminare tutte le sorgenti di segnali spuri che potrebbero falsare i risultati finali. È un metodo di lavoro molto utilizzato per estrarre segnali molto deboli all’interno di una serie di dati, in questo caso le fluttuazioni nel fondo di radiazione infrarossa. Tags:ASTROFISICA -
La collimazione del BINOCOLO0
La collimazione del BINOCOLO
Piergiovanni Salimbeni
Come allineare con efficienza le ottiche di questo strumento, per poterlo utilizzare in modo ottimale
La collimazione del telescopio è una delle operazioni fondamentali che consentono a un astrofilo di sfruttare appieno le prestazioni del proprio strumento. Coloro – e sono molti – che vedono questo strumento come un oggetto intoccabile rischiano di fargli trovar posto fra le cianfrusaglie in soffitta nell’eventualità che sia scollimato. Lo scopo di questo articolo, quindi, è quello di illustrare la corretta metodologia che consente di allineare con efficienza la maggior parte dei binocoli. Poiché questi strumenti possiedono un sistema ottico composto di due obiettivi e di due prismi, la fase di regolazione è innegabilmente più impegnativa rispetto a quella di un comune telescopio; tuttavia, con un po’ di pratica, è possibile intervenire in maniera rapida ed efficace anche se sono molto scollimati. La scollimazione dei prismi Esistono due tipi principali di disallineamento: quello degli obiettivi e quello dei prismi. Nei casi disperati, questi difetti si possono presentare anche contemporaneamente.. Molti astrofili pongono rimedio al disallineamento del proprio binocolo inserendo dei piccoli spessori tra la parte finale dei tubi ottici e lo scafo che contiene i prismi; ma questa operazione determina soltanto una maggiore dislocazione degli obiettivi rispetto al reale punto di fuoco, che genera, oltretutto, un notevole astigmatismo. Questo non è certamente il metodo preferibile per migliorare le prestazioni dello strumento. Tags:STRUMENTI -
Le montature EQUATORIALI56
Le montature EQUATORIALI
Walter Ferreri
Che cosa offre il mercato, come valutarne le qualità, come scegliere la più adatta per le proprie necessità
Tutti sanno che qualsiasi telescopio necessita di un supporto per essere sostenuto e orientato nella direzione voluta. Quello che invece molti non sanno è che l’importanza di un tale supporto è molto grande ed è generalmente sottovalutata dai neofiti. Chi si accinge ad acquistare un telescopio per la prima volta dà molta importanza all’ottica (come naturalmente è anche giusto), ma pochissima alla struttura che deve sostenerla. Purtroppo, l’importanza della montatura è una caratteristica che si scopre dopo l’acquisto. E la si scopre notando come lo strumento vibri alla minima brezza, oppure ogni volta che si regola la messa a fuoco, oppure ogni volta che lo si riallinea. In tali condizioni, l’osservazione diviene molto frustrante e poco proficua. Tags:STRUMENTI -
Celestron NexStar SLT58
Celestron NexStar SLT
Walter Ferreri
Complessivamente, la resa ottica di questo telescopio è risultata superiore a quella dei 114/1000 provati in precedenza; ci fa piacere notare che in questo vi è stata un’evoluzione. Per la parte computerizzata, effettivamente dobbiamo riconoscere che – oltre a essere affidabile – l’uso è piuttosto semplice e alla portata di tutti. Soprattutto dopo le prime volte, usarlo diventa divertente. Agli acquirenti di questo riflettore consigliamo l’integrazione con un oculare che fornisca un potere fra le 70 e le 80 volte e con un altro fra i 7 e i 6 mm, veramente ottimo per le osservazioni planetarie. Tags:PROVE STRUMENTI -
Telescopio Bresser Messier R-127S62
Telescopio Bresser Messier R-127S
Walter Ferreri
Durante l’uso, abbiamo potuto apprezzare la praticità con la quale si orienta il tubo e la buona stabilità della montatura, che qui svolge un ruolo meno gravoso di quello che ha con il Newton da 20 cm. In conclusione, le nostre impressioni su questo strumento, in rapporto al prezzo, non possono che essere positive. È un f/5 ma ha la correzione di un f/7 o un f/8 e un campo corretto che arriva fino a quello di un binocolo! Riducendo l’apertura con un diaframma da 10 cm (facilmente realizzabile in cartone), si diminuisce sensibilmente il residuo di aberrazione cromatica, come abbiamo potuto verificare. Questo versatile telescopio si adatta a più scopi ed è consigliabile sia a chi desidera uno strumento tuttofare, sia a chi è alla ricerca di uno strumento fotografico a grande campo o di un potente teleobiettivo a prezzo concorrenziale. Inoltre, occorre sottolineare il set accessori. Oggi non è comune avere di corredo 3 oculari PL, un prisma a 90° e una lente di Barlow 2x abbastanza buona, cioè fruibile. Graziosa la piletta rossa portachiavi a LED. Tags:PROVE STRUMENTI