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IL CALCOLO DISTRIBUITO, una risorsa preziosa per la ricerca...60
IL CALCOLO DISTRIBUITO, una risorsa preziosa per la ricerca...
Patrizia Caraveo
IL SUPERCOMPUTER PIÙ POTENTE DEL MONDO SIAMO NOI! UNENDO LE FORZE DEI NOSTRI PC (QUANDO NON LI UTILIZZIAMO) SI POSSONO OTTENERE GRANDI POTENZE DI CALCOLO. IL COSTO È NULLO, MA I RISULTATI SONO NOTEVOLIL’unione fa la forza. È una massima tanto semplice quanto universale, così evidente che non vale la pena di perdere tempo con esempi. Trova molteplici applicazioni in qualsiasi ambito a patto di riuscire ad aggregare la gente. La rete ha risolto brillantemente questo problema, fornendo molteplici modi di aggregazione sia spontanea, sia pilotata. Ovviamente, stiamo pensando all’unione di persone, ma, se ci fermiamo un attimo a ragionare, ci accorgiamo subito che c’è di più. Per interagire in rete le persone hanno bisogno di un tramite. Parliamo di milioni di PC che difficilmente vengono utilizzati a tempo pieno, “h 24” come si dice in gergo. Perché non sfruttare le potenzialità di calcolo di queste schiere di PC, approfittando degli intervalli di inattività? È il principio del calcolo distribuito, un’idea che ha la semplicità del genio, basata sul software BOINC (che sta per Berkeley Open Infrastructure for Network Computing), sviluppato nel 1999 all’Università di Berkeley, California. Per chi fosse interessato ai dettagli, consiglio una visita al sito http://boinc.berkeley.edu/ I primi a pensare di appoggiarsi a una rete di volontari sono stati i ricercatori collegati al progetto SETI (il ben noto acronimo della ricerca di intelligenza extraterrestre, v. Le Stelle n. 91, pp. 48-57).
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IL TELESCOPIO AD ACQUA DI BOSKOVIC Astronomo eclettico...70
IL TELESCOPIO AD ACQUA DI BOSKOVIC Astronomo eclettico...
Piero Bianucci
NATO NEL 1711 IN DALMAZIA DA PADRE BOSNIACO E MADRE DI ORIGINE BERGAMASCA, DIRETTORE DEL NEONATO OSSERVATORIO DI BRERA A MILANO, AMICO DI VOLTAIRE E AMMIRATO DA LEOPARDI, FU ANCHE FISICO, GEOLOGO, ARCHITETTO, URBANISTA, DIPLOMATICO, POETA E GRAN VIAGGIATORE. PARTICOLARMENTE CURIOSO UN ESPERIMENTO SULL’ABERRAZIONE DELLA LUCE CHE IDEÒ A SOSTEGNO DELLA TEORIA OTTICA CORPUSCOLARE DI NEWTONGli anniversari sono retorici e noiosi? Dipende. Dipende dal personaggio che si rievoca. E anche da come lo si fa. Certamente non c’è da annoiarsi nel ricostruire la vita mobilissima e le imprese multiformi di Ruder Josip Boskovic in occasione del terzo centenario della sua nascita. Né si sente il bisogno di assumere toni celebrativi. Benché il suo nome sia ricordato da parecchie vie e piazze in Italia e in Dalmazia, nonché da un cratere sulla Luna, un asteroide (il numero 14.361), undici banconote croate con valori diversi e alcuni francobolli croati (1943) e jugoslavi (emissioni del 1960 e 1987), Ruggero Giuseppe Boskovic è poco noto, o almeno non è abbastanza nota la sua importanza scientifica, che fu poliedrica e del tutto sorprendente. Cogliamo questa occasione per rendere giustizia ai suoi meriti e per dare un po’ di popolarità al personaggio. Dire che Boskovic, nato il 18 maggio 1711 a Ragusa di Dalmazia, oggi Dubrovnik, da un ricco mercante bosniaco di nome Nikola e da Paola Bettera, donna di origine bergamasca, fu astronomo valente e direttore dell’Osservatorio di Brera a Milano corrisponde certamente al vero ma è riduttivo. Boskovic fu anche matematico, fisico, architetto, urbanista, filosofo, teologo, diplomatico, esploratore, poeta e gesuita. Fu, inoltre, un “fratello massone” di alto rango, quando però la massoneria non aveva ancora nulla a che fare con le varie P2, P3, P4... e chissà a quale numero arriveremo.
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Esiste il CALENDARIO PERFETTO?64
Esiste il CALENDARIO PERFETTO?
Simona Raviola
È POSSIBILE INDIVIDUARE UN MODO CHE CONSENTA DI MISURARE LO SCORRERE DEL TEMPO SENZA COMMETTERE ERRORI? UN EXCURSUS STORICO PER CAPIRE LA GENESI DEL NOSTRO CALENDARIOFin dalla sua comparsa sulla Terra, il genere umano aveva intuito istintivamente che il tempo passa: a un periodo di luce seguiva sempre un periodo di buio e viceversa; il Sole sorgeva e tramontava e anche le fasi lunari si ripresentavano con periodicità. Il desiderio di trovare il modo di misurare senza errori l’incessante scorrere del tempo spinse l’uomo a individuare soluzioni, dapprima empiriche, poi basate su calcoli sempre più raffinati, alla ricerca di quella più soddisfacente, per non dire perfetta. Le prime osservazioni riguardarono così le cicliche presenze e assenze del Sole in cielo, che per gli antichi erano le dirette responsabili dell’alternanza del giorno e della notte. Non era ancora noto, infatti, che la causa fosse il moto di rotazione della Terra attorno al proprio asse o che il moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole fosse legato al succedersi delle stagioni. Fu osservato che la Luna Nuova si ripresentava ogni 29 giorni e mezzo circa (un mese) e che tra una primavera e l’altra ne ricorrevano circa 12 (un anno). È verosimile pensare che gli antichi abbiano trovato utile suddividere l’anno in 12 mesi proprio a seguito di queste riflessioni, ma non solo: in un mese la Luna attraversava 4 fasi fondamentali (Primo Quarto, Luna Piena, Ultimo Quarto e Luna Nuova), separate tra loro da poco più di 7 giorni.
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JUNO, alla scoperta dell’interno di Giove54
JUNO, alla scoperta dell’interno di Giove
Jon Zander
LA MISSIONE JUNO DELLA NASA FORNIRÀ AGLI SCIENZIATI LA PRIMA VISIONE PROFONDA DELL’INTERNO DEL GIGANTE DEL SISTEMA SOLAREEssendo di gran lungo più luminoso di qualunque stella, si può ben capire perché i Romani consideravano Giove il padre degli dei. Nel 1610 l’astronomo tedesco Simon Marius si appellò alla mitologia greco-romana per la scelta dei nomi da dare ai quattro satelliti appena scoperti da Galileo. Il satellite più interno venne denominato Io, una sacerdotessa di Giunone, moglie di Giove. Secondo la leggenda, Giove sedusse Io e
Giunone cominciò ad avere sospetti perché Giove nascondeva con delle nuvole il loro luogo di appuntamento. Oggi, il misterioso interno di Giove continua a essere nascosto dietro un velo di nuvole. A partire dal 2016, gli scienziati cercheranno per la prima volta di scrutare attraverso la spessa atmosfera del gigante gassoso: lo faranno con Juno, una missione della NASA appartenente al programma New Frontiers, realizzato rispettando sia
i tempi che il budget. Il lancio, infatti, è avvenuto il 5 agosto scorso, il primo giorno della finestra di lancio. Juno è un orbiter da 1,07 miliardi di dollari, che studierà il pianeta più in dettaglio di qualunque altra precedente sonda spaziale.
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GRAVITÀ: forza, geometria, o che altro?48
GRAVITÀ: forza, geometria, o che altro?
Luigi Foschini
LA PARTITA PER UNIFICARE LE DUE TEORIE FONDAMENTALI DELLA FISICA DEL XX SECOLO, LA RELATIVITÀ GENERALE E LA MECCANICA QUANTISTICA, È ANCORA APERTAIsaac Newton (1643-1727) (v. fig. a fianco) raccolse l’eredità di Galilei, proseguendo i suoi studi di dinamica e riuscendo a elaborare la prima vera teoria di gravitazione universale. È bene rammentare che gli antichi non avevano mai sviluppato un vero e proprio concetto di gravità, mentre si erano interessati ai diversi tipi di moto (v. Le Stelle, n. 98, pp. 44-50). Newton invece sviluppò il concetto di gravità come forza, inversamente proporzionale al quadrato della distanza delle masse interagenti e proporzionale al prodotto delle masse medesime. La costante di accoppiamento, G=6,67×10-11 m3 kg-1 s-2 (da non confondere con g=9,81 m s-2, che è l’accelerazione di gravità), è oggi nota come “costante di gravitazione universale o di Newton”. È celeberrimo l’aneddoto della mela: si narra infatti che Newton ebbe l’ispirazione per formulare la teoria della gravitazione universale osservando la caduta di una mela da un albero e notando che i frutti cadevano sempre con moto rettilineo e mai di lato o secondo altre direzioni se non quella del centro della Terra. Dalla mela passò a esaminare il caso della Luna, che cadrebbe verso la Terra se non ci fosse il suo moto a mantenerla in orbita. Nello stesso periodo in cui Newton poneva le basi della sua rivoluzionaria teoria, René Descartes (Cartesio) introduceva il concetto di misura nella geometria.
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IN VOLO CON BLAST sopra l’Antartide40
IN VOLO CON BLAST sopra l’Antartide
Mark Devlin, Mark Halpern
CON IL TELESCOPIO BLAST, APPESO A UN PALLONE IN VOLO SOPRA L’ANTARTIDE, GLI ASTRONOMI HANNO DETERMINATO DOV’È FINITA LA METÀ DELLA LUCE STELLARE EMESSA DALL’UNIVERSOAlla fine del 2006 il nostro piccolo team, composto sia da studenti universitari sia da ricercatori, si è recato in Antartide con uno strumento che abbiamo chiamato BLAST, una sigla che sta per Balloon-borne Large Aperture Submillimeter Telescope. L’obiettivo che ci eravamo proposti di raggiungere era piuttosto semplice: scoprire dove fosse finita la metà di tutta la luce prodotta dalle stelle e, da questo, capire la storia della formazione stellare dell’Universo. Il nostro team aveva passato ben cinque anni nella progettazione, costruzione e collaudo di questo telescopio specializzato, concepito per volare con un pallone d’alta quota messo a disposizione dalla NASA. La spedizione in Antartide ci doveva tenere lontano dalle nostre case e famiglie per diversi mesi ma quello che ci ha ispirato è stata la magnificenza del cielo notturno che ha indotto ogni generazione di astronomi a chiedersi: “Come ha fatto tutto questo ad arrivare fino a noi? Come e quando si sono formate le stelle?” Nella nostra Galassia, o Via Lattea, attualmente si formano circa 4 stelle per anno e, considerata l’età di circa 10 miliardi di anni, al tasso di produzione attuale dovrebbero essersi formate circa 40 miliardi di stelle. Tuttavia, la nostra galassia possiede più di 100 miliardi di stelle. Se si combina questa stima con il fatto che molte stelle hanno cessato di esistere, allora, a un certo punto del passato, il tasso di formazione stellare deve essere stato molto più alto di oggi.