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Un buon binocolo è per sempre71
Un buon binocolo è per sempre
Piero Bianucci
Abbiamo provato il Kowa XD44 Prominar: con 8,5 ingrandimenti e obiettivi di 44 mm, si presta a osservazioni sia astronomiche sia naturalistiche. Uno speciale tipo di prisma e il corpo in lega di magnesio lo rendono leggero e maneggevole. Il prezzo non è “popolare” ma uno strumento così dura una vitaIncominciamo con due considerazioni di carattere generale. La prima: il binocolo è uno strumento che dura una vita. Quindi conviene acquistarne uno buono, o almeno il migliore che le nostre tasche ci consentono. Risparmiare scegliendo un binocolo di qualità inferiore (alle nostre possibilità) potrebbe rivelarsi una politica sbagliata se poi ci verrà la tentazione di comprarne un altro perché non siamo soddisfatti del primo o perché con il passar del tempo le nostre esigenze sono aumentate. Seconda considerazione. Entro certi limiti il binocolo è uno strumento tuttofare. Se siamo appassionati di astronomia lo acquistiamo per guardare le stelle, ma poi lo useremo anche per portarlo in gita e guardare il panorama. Se ci interessa la natura, lo acquistiamo per osservare animali selvatici, uccelli, piante e paesaggi, ma ci capiterà anche di puntarlo sulla Luna o sulla Via Lattea. È opportuno, quindi, scegliere un binocolo che, per quanto possibile, soddisfi bene tutte le esigenze. Sottolineo “per quanto possibile”: è ovvio che esigenze specifiche (grande luminosità, forte ingrandimento, campo ampio, minimo ingombro, ecc.), richiedono soluzioni altrettanto specifiche, e l’una esclude l’altra. Ma in mezzo c’è un’ampia zona dove possiamo trovare binocoli in grado di rispondere bene a usi diversi.
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Binocoli: cielo e natura68
Binocoli: cielo e natura
Piergiovanni Salimbeni
Il binocolo è uno strumento fantastico, un “prolungamento” degli occhi che consente di ammirare da vicino le bellezze della natura e del cielo. Per fare un acquisto senza rimpianti occorre, però, comprendere le sue caratteristiche principaliUn binocolo non dovrebbe mancare fra gli strumenti di un amante della natura, laddove con il termine “natura” sono indicate sia le osservazioni naturalistiche (avi-fauna, paesaggio, insetti e fiori) che quelle astronomiche. Il termine binocolo deriva dal latino bi (due) e oculus (occhio). In effetti questo complesso strumento ottico è composto da due piccoli cannocchiali, identici e posti parallelamente l’uno all’altro. Il binocolo, a differenza del cannocchiale, consente di utilizzare tutti e due gli occhi (visione binoculare). Ciò permette al cervello di registrare un’immagine più complessa, dettagliata e tridimensionale. In un binocolo i raggi luminosi attraversano una serie di lenti: gli obiettivi (ossia le lenti anteriori), i prismi (che permettono di raddrizzare l’immagine), e gli oculari (a cui accostiamo gli occhi durante l’osservazione). Vi sono principalmente due tipi di binocoli. I primi sono i “binocoli galileiani”, comunemente usati a teatro e che non presentano un elevato potere di ingrandimento, mentre i più performanti risultano essere i “binocoli prismatici”, utilizzati nell’osservazione naturalistica e astronomica. Sono questi ultimi l’oggetto del nostro interesse.
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Riprendiamoci il cielo62
Riprendiamoci il cielo
Fabio Falchi
L’inquinamento luminoso ci ha rubato la bellezza e il fascino del cielo stellato, e non solo nelle grandi città. Eppure in Italia abbiamo ottenuto i migliori risultati al mondo nel controllo di questa forma di inquinamento, un nemico che si può dunque sconfiggere ma solo con l’impegno di tutti coloro che hanno a cuore l’astronomiaLe Dolomiti, il Cervino, il Monte Bianco e tutte le più belle montagne delle nostre Alpi si stanno erodendo a un ritmo del 5% all’anno e nel giro di due generazioni saranno praticamente ridotte a misere collinette. Il mare cristallino delle coste della Sardegna si sta intorbidendo inesorabilmente ed entro cinquant’anni avrà assunto il colore delle acque del Po. Le onde del Pacifico sulla costa californiana si stanno ridimensionando ed entro il 2050 non sarà più possibile praticare il surf se non dopo un volo intercontinentale per trovare le ultime isole sperdute dove le onde sopravvivono come un tempo. Tutto questo a causa dell’azione inquinante dell’uomo. E gli amanti della montagna e del mare e della Natura in genere non stanno facendo nulla per evitarlo. Assolutamente nulla! Quanto appena descritto è uno scenario verosimile? Non mi riferisco alla plausibilità dei fenomeni, ma al fatto che nessuno intervenga per fermarli. Evidentemente no. Il CAI, il WWF, Italia Nostra e, soprattutto, la gente comune si solleverebbero per fermare simili calamità. Uno scenario analogo è però in gran parte già successo in un altro ambito senza che quasi nessuno intervenisse.
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Lorenzo Amati e i lampi gamma: una “relazione” importante54
Lorenzo Amati e i lampi gamma: una “relazione” importante
Andrea Simoncelli
Da piccolo era affascinato dall’astronomia. Ora è tra i ricercatori di spicco nello studio dei Gamma-Ray Burst, campo nel quale è noto in particolare per la relazione che porta il suo nomeDurante lo svolgimento della tesi di laurea presso l’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica cosmica (IASF) di Bologna, ho avuto il piacere di conoscere Lorenzo Amati che ho sempre apprezzato per la sua grande professionalità unita a una contagiosa ironia. Abbiamo incontrato Lorenzo nel suo studio e ci ha parlato delle sue importanti ricerche.
Lorenzo, quando e come è iniziata la tua passione per l’astronomia? Riguardo al “quando”, sin da bambino. Ricordo discussioni con mio padre e con un mio zio già a 10-11 anni sugli effetti più affascinanti della relatività ristretta, sul Big Bang e sulle principali caratteristiche dei pianeti. E ricordo che in quarta o quinta elementare scrivevo e illustravo (per me stesso!) un giornalino che avevo intitolato “l’Astronomia”! La mia passione per le stelle era già ben nota in famiglia, tant’è che mia nonna materna, confondendo comprensibilmente l’astronomia con l’astronautica, mi ripeteva spesso: “Da grande mi porterai sulla Luna!”. -
Le stelle che ospitano pianeti46
Le stelle che ospitano pianeti
John A. Johnson
In base alla massa, alla composizione chimica e ad altri fattori, le stelle che ospitano pianeti offrono degli indizi preziosi sulla formazione ed evoluzione planetariaSe foste un astronomo alieno interessato alla ricerca di pianeti con una massa simile a quella di Giove, i paraggi del Sole non sarebbero certo il posto migliore dove andare a cercarli. Per avere una probabilità di successo molto maggiore bisognerebbe cercare in prossimità di stelle massicce e ricche di elementi pesanti. Al contrario, se il vostro interesse fosse rivolto verso i piccoli pianeti rocciosi, allora la migliore strategia consisterebbe nel cercare vicino a stelle poco massicce, come le nane rosse di tipo spettrale M. Quello che voglio dire è che, nella ricerca dei pianeti extrasolari, il tipo di stella attorno a cui si compie la ricerca è molto importante, e la relazione tra le proprietà delle stelle e dei pianeti fornisce degli indizi rivelatori circa la formazione dei pianeti stessi. I “cacciatori di pianeti” come me, hanno scoperto che la probabilità di trovare un pianeta con una massa paragonabile a quella di Giove dipende fortemente da due proprietà stellari fondamentali: la massa e la composizione chimica.
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L’astronomia USA dei prossimi 10 anni38
L’astronomia USA dei prossimi 10 anni
Robert Zimmerman
Un comitato di esperti sta decidendo l’agenda della ricerca astronomica americana del prossimo decennioNel secolo scorso la comunità astronomica americana ha ottenuto successi importanti, ultimando la costruzione degli straordinari osservatori terrestri di cui aveva bisogno. Alcuni di essi sono costati miliardi di dollari, per altri c’è stato bisogno del lavoro comune di centinaia di scienziati e tutti hanno richiesto l’impiego delle tecnologie più avanzate, quelle che comportano più problemi dal punto di vista tecnico. In aggiunta alle difficoltà tecniche, gli astronomi hanno dovuto anche convincere i membri del Congresso, per la maggior parte poco eruditi e disinteressati alle questioni astronomiche, a finanziare queste imprese costose e rischiose. Ma nonostante questi ostacoli, i telescopi sono stati costruiti e da allora hanno rivoluzionato la nostra comprensione dell’Universo. Come hanno fatto gli astronomi? I loro sforzi sono sempre capeggiati da un comitato di esperti. Più o meno ogni dieci anni infatti, la National Academy of Sciences commissiona a un gruppo di esperti di preparare un rapporto decennale che descriva le ricerche che si delineano per il decennio seguente e i telescopi di cui queste ricerche avranno bisogno.