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Benedetto Castelli e le illusioni visive62
Benedetto Castelli e le illusioni visive
Marco Piccolino e Nicholas J. Wade
Allievo di Galileo, aiutò il suo Maestro nelle osservazioni astronomiche ma anche nello studio della visioneA molti dei nostri lettori il nome di Benedetto Castelli non giungerà forse nuovo. Fu l’allievo più antico e amato di Galileo, e maestro a sua volta di grandi studiosi della scuola galileiana, come Bonaventura Cavalieri (1598-1647), Evangelista Torricelli (1607-1647) e Giovanni Alfonso Borelli (1608-1679), tutti nomi che hanno lasciato una traccia importante nella storia della fisica e della matematica (e non solo). Castelli, che si chiamava in realtà Antonio, prese il nome del fondatore dell’ordine dei benedettini a diciotto anni, quando a Brescia, la città in cui era nato (in una data che è rimasta incerta, 1577 o 1558), decise di farsi frate entrando nel convento benedettino di San Faustino e Civita. Diventato “Don Benedetto” egli si trasferirà poi presto a Padova, la città che più d’ogni altra all’epoca attirava giovani studiosi di talento per la fama e importanza del suo Ateneo, entrando subito in rapporto di familiarità e collaborazione con Galileo, il “Maestro” a cui rimarrà legato per tutta la vita. Secondo quanto ci dice Antonio Favaro, curatore dell’Edizione Nazionale delle Opere di Galileo e biografo di Castelli, la relazione tra allievo e maestro fu con tutta probabilità propiziata dalla vicinanza del convento benedettino di Santa Giustina in Padova e alla casa dello scienziato di origine pisana.
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I “Pianeti” di Holst68
I “Pianeti” di Holst
James Reid
Un esperto musicale descrive la composizione più famosa di Gustav Holst e le esecuzioni più celebriChi ama sia l’astronomia che la musica può annoverare solo alcune composizioni di musica classica con riferimenti diretti all’astronomia. Alcune hanno titoli propriamente astronomici, come la sinfonia di Haydn “Mercurio” e la sinfonia di Mozart “Jupiter”, ma questi titoli sono solo delle originali aggiunte di altri, non collegate alla concezione musicale del compositore. La più nota composizione musicale concepita su un soggetto senza dubbio astronomico è The Planets, una suite orchestrale di 7 brani del compositore inglese Gustav Holst (1874-1934). Scritta tra il 1914 e il 1917, nei giorni di vacanza e nei week-end ritagliati dal suo tran tran quotidiano come insegnante di musica, The Planets è sicuramente il suo lavoro più noto. Farebbe piacere poter dire che Holst era un appassionato astrofilo che trasse l’ispirazione musicale dall’osservazione del cielo stellato o dei pianeti. Ma, ahimè, fu lui stesso ad ammettere che l’ispirazione per The Planets gli venne a partire dai loro caratteri astrologici. In più, la vista di Holst era così malandata che è poco probabile che sarebbe diventato comunque un fine osservatore.
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Supernove: a che distanza è la fine del mondo?53
Supernove: a che distanza è la fine del mondo?
Davide Cenadelli
Fra le minacce astronomiche che potrebbero mettere a repentaglio la nostra esistenza sulla Terra vi sono le esplosioni di supernova. Quanto sono pericolose? Esiste una distanza di sicurezza? E soprattutto, si può prevedere quale (e quando) esploderà la prossima?Si fa un gran parlare, in questi ultimi mesi, di catastroficosmiche, argomento che affascina e spaventa al tempo stesso, prestandosi a “scoop” giornalistici più o meno fantasiosi. Se a questo aggiungiamo l’approssimarsi del 2012 con la storia della profezia Maya, la frittata è fatta (v. Le Stelle n. 79, pp. 32-36). Di recente, tra le fantasie preferite c’è quella che collega la fatidica data al nome di una stella massiccia, Betelgeuse nella costellazione di Orione, per giungere alla conclusione – leggermente precipitosa – che forse questa stella nel 2012 esploderà come supernova (v. pp. 6-7). Che cosa c’è di vero? Praticamente nulla, e ora cercheremo di capire perché. Per cominciare, bisogna ammettere che effettivamente anche la nostra Galassia può essere un posto pericoloso. Questa grande “città stellare”, come tutte le città che si rispettino, ha luoghi più o meno sicuri.
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Un telescopio tuttofare58
Un telescopio tuttofare
Piero Bianucci
Catadiottrico Vixen da 11 cm e un metro di focale: due minuti per montarlo, schema ottico originale, peso minimo, comandi manuali, l’ideale per un trasporto pratico e senza fatica. Adatto a ogni tipo di osservazione, anche naturalistica. Consigliabile a chi inizia l’esplorazione del cielo. Ma non deluderà i più esperti alla ricerca di un’ottica davvero portatileSu “le Stelle” del mese di febbraio ho risposto a un lettore di Roma che, dopo aver coltivato per molti anni la sua passione per l’astronomia soltanto attraverso la lettura di libri e riviste, manifestava il desiderio di acquistare un telescopio per godersi, senza troppo impegno, la bellezza degli oggetti celesti finora contemplati soltanto in fotografia (v. Le Stelle n. 92, p. 6). Lo stesso lettore però aveva una preoccupazione: che il telescopio risultasse quasi inutile a causa dell’inquinamento luminoso. La preoccupazione è ovviamente ben fondata. Però oggi il mercato offre strumenti dal costo limitato molto compatti e leggeri che si prestano a essere trasportati comodamente, senza nessuno sforzo e senza perdita di tempo, in luoghi non troppo lontani dalla città sotto un cielo già abbastanza buio. Tra questi strumenti, particolarmente originale è un telescopio catadiottrico da 11 cm di apertura che, completo di oculare e cercatore, pesa soltanto 2 kg. Realizzato in Cina dalla Vixen e, come tutti i prodotti Vixen, importato e distribuito in esclusiva in Italia da Skypoint (www.skypoint.it), pur avendo una distanza focale un poco superiore al metro, è lungo appena 36 cm. Non è questa però la virtù più interessante del Vixen Porta II-VMC110L (questo il suo “nome”).
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Neutrini di alta energia e resti di supernova46
Neutrini di alta energia e resti di supernova
Francesco Vissani
Perché ci si aspetta una qualche emissione di neutrini di alta energia da parte di sorgenti cosmiche? Lo discutiamo in questo articolo, evidenziando le strette connessioni dei neutrini di alta energia con i raggi cosmici, e le ragioni che portano a considerare i resti di supernova come promettenti candidati per l’emissione di neutriniNell’articolo di Seth Shostak sul progetto SETI (v. Le Stelle n. 91, pp. 48-57), si è discusso sul come una civiltà aliena potrebbe stabilire una comunicazione con altre civiltà, inclusa la nostra. Tra i vari modi, viene dato un qualche risalto alla possibilità che i messaggi vengano veicolati da neutrini di alta energia1 che sono piuttosto rari in natura. Questa speculazione ha degli aspetti di attualità; negli ultimi anni, infatti, si stanno facendo importanti sforzi proprio per riuscire a osservare neutrini di alta energia da sorgenti cosmiche. A questo scopo, è stato appena istallato un grande telescopio di neutrini nei ghiacci dell’Antartide, chiamato IceCUBE, ed è plausibile che esso verrà affiancato da altri simili strumenti in un prossimo futuro, incluso uno nelle profondità del Mar Mediterraneo. L’idea che i neutrini siano il mezzo di comunicazione prescelto da civiltà aliene è ricorrente; per esempio, la suggeriva Stanislaw Lem nel 1968, nel romanzo La Voce del Padrone appena tradotto e pubblicato dalla Bollati Boringhieri.
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50 anni dopo Gagarin: la ricetta per arrivare su Marte38
50 anni dopo Gagarin: la ricetta per arrivare su Marte
Simonetta Di Pippo
Sono passati 50 anni da quando il primo cosmonauta Yuri Gagarin che si avventurò per la prima volta nello spazio a bordo della sua nave Vostok 1, e 20 da quando il primo Shuttle compì il suo volo inaugurale. Entro questo secolo porteremo il primo equipaggio su Marte ma in un mondo dove l’accesso allo spazio diventa sempre più aperto e competitivo, per fare il salto di qualità c’è bisogno di cambiare profondamente il modello di agenzia spaziale“Nella Stazione Spaziale //c’è un traffico infernale. //Astronavi che vengono, //astronavi che vanno, // astronavi di prima classe //per quelli che non pagano le tasse”. Con una straordinaria lucidità, Gianni Rodari parlava ai bambini di quella generazione che era nata dopo lo Sputnik, il volo di Gagarin (v. pp. 40-41) e l’allunaggio, e descriveva loro in termini giocosi e visionari un futuro che li vedeva protagonisti. Protagonisti di una vita fra le stelle. Con gli occhi di oggi, è sorprendente scoprire come la scherzosa filastrocca si applica piuttosto bene alla Stazione Spaziale Internazionale, quella vera, che vede un intenso traffico di navette spaziali in arrivo e in partenza come mai era accaduto in questi 50 anni di storia dell’esplorazione spaziale. E forse anche altre delle sue filastrocche spaziali si riveleranno una preveggente descrizione della realtà. Nell’introduzione a Il pianeta degli alberi di Natale il grande scrittore appuntava che il libro “è dedicato ai bambini di oggi, astronauti di domani”.