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Verso la comprensione del fenomeno GRB36
Verso la comprensione del fenomeno GRB
Robert Naeye
Il satellite Swift ha fatto enormemente progredire le nostre conoscenze sui gamma-burst, specialmente sulla natura delle stelle che, esplodendo, ne sono all’origine. Resta però fitto il mistero dei lampi di breve durata.Da sempre i lampi di raggi gamma (GRB) godono di cattiva reputazione. I resoconti giornalistici li descrivono come “le esplosioni più potenti dopo il Big Bang”, “i vagiti alla nascita di buchi neri”, ma anche come “le stelle della morte” o “i raggi della morte”, che provocherebbero danni e devastazioni attraverso l’Universo. I media devono essere severamente biasimati per queste loro definizioni iperboliche, che dipingono a tinte fosche un fenomeno tanto affascinante. I GRB hanno origine da eventi di estrema violenza, quando Madre Natura incanala la furia di miliardi di Soli in impulsi di radiazione di alta energia che, in genere, durano solo pochi secondi ma bastano per illuminare intensamente l’intero Universo. Questi lampi di raggi gamma hanno messo in confusione gli astronomi da quando certi satelliti militari americani di primo allarme li scoprirono casualmente negli anni ’60, mentre sorvegliavano dallo spazio che non venissero eseguiti esperimenti nucleari clandestini da parte dei sovietici. Che cosa può rilasciare una così immensa potenza per così breve tempo, si chiedevano gli astronomi?
Tags:ASTROFISICA -
Detronizzato a Praga46
Detronizzato a Praga
Owen Gingerich
I retroscena del declassamento di Plutone raccontati da un protagonista: il presidente della commissione chiamata dalla IAU a redigere la nuova definizione del termine “pianeta”.
Quando iniziarono a diffondersi le voci che sarei stato chiamato a presiedere la commissione dell’International Astronomical Union (IAU) incaricata di definire il termine “pianeta”, ricordo che ricevetti, tra le altre, la visita di una persona che aveva una richiesta accorata da farmi: “Non declassate Plutone”, mi implorò. “I bambini amano Plutone, avrebbero il cuore infranto se gli dicessimo che non è più un pianeta”. Il giorno seguente, un’altra persona mi disse: “Plutone non sarebbe mai stato considerato un pianeta se nel 1930, quando fu scoperto, gli astronomi si fossero resi conto che è più piccolo e meno massiccio della Luna. Non continuate con questo errore!”. Così, mi resi conto fin da subito che la nostra commissione avrebbe dovuto districarsi in un campo minato da opinioni diametralmente opposte, sostenute con pari e intensa passione. Ma certo non potevo immaginare che l’emotività sarebbe montata nei mesi successivi come poi è avvenuto.
Tags:SISTEMA SOLARE -
Urano e le sue lune54
Urano e le sue lune
Richard Schmude Jr., Frank Melillo
Configurazioni interessanti da osservare sul penultimo dei pianeti: dopo quarant’anni, si apre una stagione di transiti dei satelliti sul disco di Urano.
Urano si rende visibile questo mese di prima sera, avendo raggiunto l’opposizione nella costellazione dell’Acquario nella notte del 3-4 settembre scorso. Lo si trova circa 1° a sud della stella di quarta magnitudine lambda Aquarii. Di magnitudine 5,8, il pianeta è sufficientemente luminoso per essere visto a occhio nudo sotto cieli molto tersi e bui. Un telescopio a modesti ingrandimenti mostrerà il suo disco di 3",6 di color verde-azzurro. Se non avete osservato di recente questo mondo lontano, è adesso il tempo giusto per farlo. Membri dell’ALPO (Association of Lunar and Planetary Observers), un’organizzazione mondiale di astronomi professionisti e dilettanti fondata nel 1947 e impegnata nello studio di oggetti del Sistema Solare, avevano osservato negli ultimi anni un calo graduale nell’albedo del pianeta. Inoltre, osservatori amatoriali hanno ripreso, con camere CCD, qualcosa che assomiglia a una macchia chiara nella regione polare sud. Questo articolo relaziona su tali osservazioni, e tratta anche di ciò che ci si aspetta di osservare su Urano nel prossimo anno.
Tags:OSSERVAZIONI -
Come, o più di una webcam?58
Come, o più di una webcam?
Piergiovanni Salimbeni
Abbiamo provato la camera DMK21AF04 della Imaging Source: buona sui pianeti, consente anche qualche ripresa del profondo cielo.
Negli ultimi anni sono nati nuovi intriganti prodotti che si pongono, per prezzo e prestazioni, fra le economiche webcam e le più costose e performanti camere CCD. Imaging Source ha realizzato una serie di nuove telecamere molto compatte e dalle molteplici caratteristiche che ben si prestano come sistemi di ripresa degli oggetti del Sistema Solare, senza tuttavia trascurare il deep-sky. Fra i diversi modelli disponibili abbiamo testato l’esemplare entry level della casa, la DMK21AF04. La camera è equipaggiata con il sensore monocromatico Sony ICX098BL a scansione progressiva (la versione a colori monta il sensore ICX098BQ, identico a quello della webcam Philips Toucam Pro). Le dimensioni dell’esemplare provato sono simili a quelle delle comunissime webcam: 640_480 pixel. Il modello più costoso della famiglia, il DFK41AF02, vanta invece ben 1280_960 pixel, sia nella versione con sensore a colori che in quella B/N. La DMK21AF04 ci è stata consegnata all’interno di una valigia di resina plastica, che ci è parsa perfetta per proteggere la piccola camera da urti accidentali.
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