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Un quasar in ogni galassia?32
Un quasar in ogni galassia?
Robert Irion
La teoria e le osservazioni stanno convincendo gli astronomi che quasi tutte le grosse galassie ebbero in passato nuclei luminosissimi, ma solo per brevi fasi.
Proprio come nel firmamento di Hollywood all’ombra di poche grandi stelle esistono migliaia di comparse che sbarcano il lunario vivendo di piccole parti, allo stesso modo per ogni luminosissimo quasar che illumina l’Universo esistono innumerevoli galassie, come la nostra Via Lattea, che splendono della luce soffusa tipica della loro mezza età. Eppure, quel grigio e stabile chiarore delle galassie ci nasconde una buona parte della storia. Diverse linee di ricerca suggeriscono che praticamente tutte le mature metropoli stellari dei giorni nostri in gioventù conobbero una fase convulsa. Almeno per una volta, nella storia di ciascuna grossa galassia ci fu un tempo in cui la radiazione eruppe violentemente dalla materia ad altissima temperatura che stava rovinando addosso a un buco nero supermassiccio presente nel nucleo. Gli astronomi pensano che questi outburst di tipoquasar durarono relativamente poco. Ciononostante, essi determinarono il destino futuro delle belle galassie che oggi vediamo disseminate nello spazio tutto attorno a noi. Astronomi teorici e osservativi hanno raggiunto questa conclusione focalizzando la loro attenzione sulle epoche primordiali dell’Universo, quando famelici buchi neri acquisirono gran parte della loro massa. La crescita venne frenata dai flussi imponenti di energia che gli stessi buchi neri rilasciavano, la cui pressione verso l’esterno soffiava lontano il gas di cui si alimentavano. Tags: -
Nebulosa Granchio: chi la vide nascere40
Nebulosa Granchio: chi la vide nascere
F. Richard Stephenson e David A. Green
Mille anni fa, astronomi cinesi registrarono la comparsa in cielo di una “nuova stella” che restò visibile per 21 mesi e poi svanì. L’identificazione spaziale e temporale tra la nebulosa nel Toro e la supernova del 1054 è praticamente certa: ecco le prove.La Nebulosa Granchio (Crab Nebula) nella costellazione del Toro è certamente un oggetto enigmatico. Per la gran parte degli astronomi è il resto di una supernova che apparve nell’anno 1054; eppure quest’identificazione da qualcuno viene ancora messa in discussione. Le domande più intriganti che oggi ci si pone sono le seguenti: quale fu la data precisa di scoperta della supernova? Per quanto tempo rimase visibile e quanto era brillante? La stella fu davvero una supernova, oppure era solo una nova vicina? Quanto è preciso l’accordo tra la posizione registrata per la stella e la Nebulosa Granchio? La velocità di espansione dei resti nebulari in che misura si accorda con un’età di 950 anni? In questo articolo affronteremo un po’ tutti questi quesiti, concentrandoci in particolar modo sulle osservazioni della stella effettuate nell’Estremo Oriente. La Nebulosa Granchio, il più luminoso in ottico dei resti di supernova, fu il primo oggetto di questa classe a essere rilevato, anche se la sua vera natura non fu riconosciuta per circa due secoli. Pare che la nebulosa venne notata per la prima volta nel 1731 dall’astronomo inglese John Bevis che ne segnalò poi la posizione nel suo atlante Uranographia Britannica, pubblicato nel 1750.
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La mostra del GAT compie 25 anni68
La mostra del GAT compie 25 anni
Gruppo Astronomico Tradatese (GAT)
L’VIII edizione di “L’esplorazione del Sistema Solare” si svolgerà a Tradate, nei saloni della Villa Comunale, da fine ottobre a fine marzo.Per la grande mostra che il Gruppo Astronomico Tradatese ripropone ogni tre anni, dedicata a “L’esplorazione del Sistema Solare”, il 2006 è un po’ il ritorno alle origini: l’VIII edizione torna infatti nella sede che l’aveva vista nascere 25 anni fa, i locali della Villa Comunale (Via Mameli 13), messi a disposizione dal comune di Tradate. La prima edizione della mostra, dedicata soprattutto alle immagini di Marte (Viking) e di Giove (Voyager 1), si tenne a Tradate in una saletta della Villa Comunale nell’ormai lontanissimo 1980. Poi, per problemi di spazio, la mostra emigrò a Saronno, dove, grazie alla collaborazione degli astrofili locali e del Comune di Saronno, ha guadagnato un successo sempre crescente. Successo che arrise già anche all’edizione storica del 1980, perché l’idea di base era semplice e innovativa: allestire una rassegna fotografica che colmasse i limiti dei mezzi di informazione nel comunicare in modo corretto, alla gente comune e al mondo della scuola, le grandi scoperte effettuate dalle sonde automatiche che allora da poco avevano iniziato ad esplorare il Sistema Solare. V’è da dire che, se nelle sette edizioni precedenti la fatica principale consisteva nel reperire il materiale fotografico, quest’anno il lavoro tecnicamente più complesso è stato quello di selezionare le immagini più significative tra le decine di migliaia teoricamente disponibili.
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