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ADDIO MARGHERITA, signora delle stelle38
ADDIO MARGHERITA, signora delle stelle
Piero Bianucci
Scomparsa a 91 anni, la Hack era la più nota astrofisica italiana. Studiò le “stelle strane” e con il satellite IUE contribuì a tracciare la mappa dell’universo in luce ultravioletta. Con Lamberti fondò la nostra rivista. Autrice di 300 pubblicazioni scientifiche e 45 libri, fu una grande divulgatriceC’era soltanto lei capace di parlare per un’ora a 1400 bambini delle scuole elementari senza proiettare neppure un’immagine. È successo a Torino qualche anno fa, a “GiovedìScienza”. Sul grande schermo del Teatro Colosseo, ripreso da una telecamera, a catturare l’attenzione degli scolari bastò il suo viso incorniciato dai capelli bianchi, gli occhi azzurri come il cielo. E le cose che raccontava con il suo accento fiorentino, mai appannato nonostante i lunghi soggiorni all’estero. Storie di pianeti, stelle, galassie e Big Bang, ma narrate con un linguaggio perfettamente calibrato sulle curiosità dei ragazzini tra i 7 e i 10 anni, l’età più fertile per la nascita di una vocazione scientifica. E, infatti, quando terminò l’applauso, la prima domanda fu: “Come faccio a diventare astronomo?” Margherita Hack se n’è andata a 91 anni la mattina del 29 giugno 2012 per una crisi cardiaca. Da qualche giorno era ricoverata all’ospedale triestino di Cattinara. Aveva rifiutato un intervento che forse avrebbe aiutato il suo cuore stanco.
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L’UNIVERSO, CENT’ANNI di crescita vertiginosa45
L’UNIVERSO, CENT’ANNI di crescita vertiginosa
Mauro Dardo
La scoperta di tecniche di misura delle distanze cosmiche ne ha ingigantito le dimensioni rispetto a ciò che pensavano gli astronomi fino all’inizio del Novecento. Da Henrietta Leavitt al Premio Nobel 2011All’inizio del ventesimo secolo gli astronomi pensavano che l’universo contenesse poco più di cento milioni di stelle. Le immaginavano tutte distribuite su un disco (la nostra Galassia, nota a tutti con il nome di Via Lattea) il cui diametro era stimato una trentina di anni luce. Questi erano i confini dell’Universo degli astronomi dei primi anni del Novecento, che erano riusciti a misurare, con l’antico metodo trigonometrico della parallasse, la distanza di un centinaio di stelle, quelle più vicine alla Terra. Le distanze delle stelle lontane non potevano che immaginarle, poiché il metodo della parallasse non permette di raggiungere le stelle che si trovano al di là di un centinaio di anni luce. Rimaneva aperto il problema di certe macchie luminose diffuse, dette nebulose.
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NIENTE VITA INTELLIGENTE senza tettonica a zolle50
NIENTE VITA INTELLIGENTE senza tettonica a zolle
Bruce Dorminey
Acqua, atmosfera e temperature gradevoli sono una bella cosa, ma forse è la dinamica geologica a conferire o togliere abitabilità a un pianetaL’intensa geodinamica che genera le catene montuose, scatena tsunami e talvolta con i terremoti riduce le città in macerie, potrebbe essere l’interruttore che accende la vita intelligente nell’universo. Eppure le forze geofisiche che si manifestano nella tettonica a zolle sono forse il fattore meno considerato nell’equazione astrobiologica. Ovviamente, se si esclude che possa esistere in masse amorfe nascoste nelle nubi interstellari, la vita intelligente ha bisogno di un terreno solido. Ma essa necessita anche di ‘un qualcosa in più’ che deriva in parte dalla tettonica a zolle. Di conseguenza, spiegando perché la Terra sia il solo pianeta nel sistema solare con una tettonica a zolle globale, potremo capire meglio come deve essere un pianeta per ospitare forme evolute di vita.
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TELETRASPORTO tra le stelle o nei calcolatori?56
TELETRASPORTO tra le stelle o nei calcolatori?
Giulia Alice Fornaro, Leonardo Castellani
Per oggetti macroscopici siamo lontani dal realizzare ciò che immaginò Roddenberry in “Star Trek” ma la trasmissione di informazioni tramite fotoni “intrecciati” è già dimostrata con esperimenti. Il record di distanza, stabilito nel maggio 2012, è di 145 km (tra due isole delle Canarie). Possibili applicazioni in crittografia e computer quantistici.“Beam me up Scotty!” ovvero “Fammi risalire Scotty (attraverso un fascio energetico)!”. Questa battuta di “Star Trek” riassume l’idea più comune che si ha del teletrasporto: scomposizione e trasferimento quasi istantaneo di materia insieme con le istruzioni necessarie per ricostruirlo. Curiosamente Gene Roddenberry, ideatore della celeberrima saga televisiva degli anni ‘60, introdusse il teletrasporto semplicemente per poter spostare i suoi personaggi dall’Enterprise sul pianeta da esplorare senza far atterrare ogni settimana una grande astronave su un pianeta diverso, operazione che sarebbe stata troppo dispendiosa per un programma televisivo settimanale. Ma l’idea del teletrasporto, resa popolare da Star Trek, è ipotizzabile nella realtà?
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LE GALASSIE DEI LAMPI GAMMA61
LE GALASSIE DEI LAMPI GAMMA
Andrea Simoncelli, Silvia Piranomonte
Visitiamo gli sconcertanti oggetti che ospitano i Gamma-Ray Burst, le più brillanti esplosioni nell’universo, e il loro ruolo per la comprensione dell’evoluzione cosmicaIn media una volta al giorno si accende, in modo del tutto imprevedibile nel tempo e nello spazio, una breve e intensa emissione di radiazione elettromagnetica di alta energia (tipicamente nella banda dei raggi X-duri/gamma molli) che è registrata dai satelliti in orbita. Il fenomeno è conosciuto con il nome di lampi gamma (o GRB, dall’inglese Gamma- Ray Burst); la loro durata varia da una frazione di secondo a pochi minuti, hanno una distribuzione in cielo isotropa (cioè non provengono da direzioni specifiche), con un’intensità superiore a qualsiasi altra sorgente celeste nei raggi gamma e mostrano una forte variabilità temporale e spettrale. Nella maggioranza dei casi, i lampi gamma rappresentano l’atto conclusivo dell’evoluzione delle stelle più massicce, atto che si manifesta con una immane esplosione; in altri casi, invece, hanno probabilmente origine dal processo di fusione di due oggetti compatti (stelle di neutroni e buchi neri stellari).
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CAMPO CATINO 30 anni di successi68
CAMPO CATINO 30 anni di successi
Mario Di Sora
Concepita nel 1983, la Specola sorge a quota 1500 metri in provincia di Frosinone, è dotata di un riflettore da 80 cm e di un rifrattore apocromatico da 25 ed è gestita da un gruppo di astrofili. Scoperte di asteroidi ed esopianeti, divulgazione, lotta all’inquinamento luminoso. E un telescopio in CileIniziava trent’anni fa, nell’estate del 1983, l’avventura che ha portato ad uno degli osservatori non professionali più importanti in Italia: l’Osservatorio di Campo Catino, in provincia di Frosinone, a 1500 metri di altezza nel territorio di Guarcino. Avevo in mente il progetto di una specola fin dalla fondazione dell’Associazione Astronomica Frusinate, nel febbraio del 1981 quando, studente di Giurisprudenza all’Università di Roma, decisi di impegnarmi per creare un polo di attrazione per gli astrofili della mia provincia. Un territorio, quello di Frosinone, dove non esisteva alcun “back-ground” astronomico vuoi per l’assenza di osservatori professionali vuoi per l’inesistenza di atenei scientifici. Si trattava quindi di partire da zero, in tutti i sensi, prima col gruppo di astrofili e poi con il progetto dell’osservatorio.
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PERCHÉ IL CIELO È AZZURRO?73
PERCHÉ IL CIELO È AZZURRO?
Piero Galeotti
-Forse non ci siamo mai chiesti perché il cielo è azzurro. Ma quale sarebbe la risposta ad una domanda così ingenua, legata ad un fatto naturale che osserviamo fin da bambini? Come spesso accade, la risposta è (apparentemente) semplice quanto la domanda: perché il nostro pianeta è avvolto da una densa atmosfera. Fin dai tempi di Evangelista Torricelli, successore di Galileo Galilei come matematico di Corte a Firenze, sappiamo che anche l’aria ha un suo “peso” e che questo peso è misurabile con un barometro a mercurio, come Torricelli per primo fece nel 1644, a pochi anni dalla sua prematura morte. Il risultato della misura fu che il peso dell’aria è equivalente a quello di una colonna di mercurio di 76 cm o, se si preferisce, ad una colonna di acqua alta oltre 10 metri, dato che la densità del mercurio è circa 13,6 volte maggiore di quella dell’acqua. Non credo siano molte le persone che, al mare, sono scese sott’acqua fino ad una profondità di 10 metri; ma a questa profondità si ha la stessa pressione esercitata dall’aria che ci sovrasta (per essere precisi, a 10 metri sott’acqua la pressione è di 2 atmosfere: quella dell’acqua e quella dell’atmosfera sovrastante).