Altra supernova scoperta da astrofili italiani
Grazie a una sorveglianza ben coordinata si sono infittite lo osservazioni del grandioso fenomeno delle supernove, cioè l’esplosione e il collasso di stelle massicce giunte al termine della loro (relativamente) breve esistenza. L’ultimo successo da segnalare è la scoperta della supernova 2008ei (foto) nella galassia PGC 68507 distante 570 milioni di anni luce, avvenuta dall’Osservatorio Astronomico di Monte Agliale (provincia di Lucca) la notte del 23 luglio 2008. Per questo Osservatorio amatoriale è la terza scoperta.
L’immagine della galassia è stata ripresa alle 4,45 al termine di una notte di osservazione automatica. Nonostante il disturbo dovuto al chiarore della Luna, nell’analisi compiuta il giorno successivo, è balzata agli occhi una stellina di magnitudine 17.6, non presente nelle immagini di confronto della Survey di Monte Palomar. La galassia è stata osservata per altre due notti consecutive, ottenendo così la certezza della natura di supernova dell’oggetto rilevato.
La scoperta della Supernova 2008ei si deve a Fabrizio Ciabattari e a Emiliano Mazzoni del GRA. Lonotizia è stata diffusa con il CBET 1446; nel successivo telegramma gli astronomi professionisti hanno annunciato che SN2008ei è una Supernova di tipo Ia, individuata alcuni giorni prima del massimo di luminosità, circostanza che la rende particolarmente interessante.
Per altre informazioni:
http://www.oama.it/index.php?option=com_content&task=view&id=44&Itemid=58
Altra supernova eccezionale per la tempestività della scoperta è SN2008D, definita dall’Istituto nazionale di astrofisica “la prima stella di cui si conosce l’istante esatto della morte”, essendo stata per puro caso osservata in diretta allorché esplodendo si trasformava in un buco nero. Studiandola a fondo, il team di scienziati guidato da Paolo Mazzali, astrofisico all’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova e al Max-Planck Institute (Germania), ha notato che SN2008D presenta caratteristiche così di frontiera da renderla un po’ «l’ornitorinco delle supernovae»: un oggetto cosmico inedito, a metà fra una «supernova classica» e una di quelle che generano i GRB, i lampi di raggi gamma, ovvero il fenomeno energetico più potente dell’universo.
La storia inizia il 9 gennaio scorso, quando il satellite Swift della NASA (un vero e proprio cacciatore di GRB), intento a osservare la galassia NGC2770, rileva a sorpresa un debole flash a raggi X. Segno inequivocabile che là in mezzo a quella remota galassia, a circa 100 milioni di anni luce dalla Terra, sta esplodendo una stella. Ora, la probabilità che un telescopio sensibile ai raggi X come quello di Swift si trovi a osservare nell’istante giusto una supernova è minima, nell’ordine di 1 su 10 miliardi. Un’occasione unica, dunque, per capire più a fondo il fenomeno. I telescopi spaziali Hubble e Chandra, insieme con numerosi telescopi terrestri, fra i quali quello di Asiago dell’INAF, sono stati subito puntati verso la zona dove è avvenuta l’esplosione.
«Analizzando i dati ci siamo subito accorti che questa supernova non sarebbe stata semplice da classificare” spiega Mazzali. “Come fanno le ipernovae, cioè le supernovae che generano GRB, SN2008D è collassata in un buco nero. Ma, al contrario delle ipernovae, al momento dell’esplosione era ancora avvolta in un mantello di elio. Inoltre, aveva un getto troppo debole per poter essere un GRB. Ma, al tempo stesso, era un getto dal fascio molto stretto, tipico dei GRB”.
A rendere ancora più avvincente l’esplosione c’è poi il fatto che, nell’ambito dell’agguerrita competizione fra i team internazionali che studiano i GRB, l’osservazione di SN2008D potrebbe segnare un punto a favore per la «squadra italiana» rispetto agli americani della Princeton University. Questi ultimi, nel maggio scorso, studiando SN2008D, avevano infatti ipotizzato che tutte le supernovae, anche quelle che diventano «solo» stelle di neutroni, producano un flash di raggi X. “Ma l’alta energia di questa esplosione, la probabile formazione di un buco nero e le asimmetrie che abbiamo rilevato nel materiale espulso dall’esplosione – dice Mazzali - fanno piuttosto pensare che siamo di fronte a un evento eccezionale”.
L’esplosione di una supernova relativamente vicina, entro i 50-60 milioni di anni luce, la distanza dell’Ammasso di galassie della Vergine, dovrebbe essere rilevabile anche per l’emissione di onde gravitazionali, un fenomeno previsto dalla relatività generale di Einstein ma finora mai osservato. In questo campo di altissima tecnologia e di forte specializzazione sembrava che i non professionisti non potessero fare nulla. Invece nella elaborazione dei dati qualcosa è possibile anche ai dilettanti.
Già da qualche tempo è avviato il progetto di calcolo scientifico distribuito [email protected].
http://einstein.phys.uwm.edu/
Questo progetto offre la fantastica possibilità di essere co-scopritore delle onde gravitazionali. Ora è disponibile in italiano la spiegazione dei grafici all’indirizzo:
http://cfivarese.altervista.org/Einstein_at_Home.html